Sono dello storico fotoreporter bolognese gli scatti della mostra “Nutrire il cambiamento. Malnutrizione in Burkina Faso”, a Bologna dal 18 maggio.
Balcani, centro e sud America, Africa, Medio oriente. Luciano Nadalini, storico fotoreporter bolognese, è la memoria fotografica degli ultimi vent'anni di GVC. “L’inizio della collaborazione è stato nel 1992 – racconta –. Con GVC sono stato tra l’altro in Kosovo, Mozambico, Angola, Nicaragua e anche in Sri Lanka dopo lo tsunami del 2004”. Ma è in Africa che l’ha portato l’ultimo viaggio. I suoi scatti sono ora raccolti nella mostra “Nutrire il cambiamento. Malnutrizione in Burkina Faso”, che dal 18 maggio fa tappa a Palazzo d’Accursio, sede del Comune di Bologna.
Quello di Nadalini è il racconto per immagini del progetto portato avanti da GVC nelle città di Ouargaye e Zorgho per dare assistenza alla popolazione colpita dalla crisi alimentare del Sahel . “Sono partito lo scorso settembre – dice Nadalini –, sono stato tra Ouargaye, nella Provincia di Koulpelogo, e i paesi circostanti”.
Villaggio dopo villaggio, Nadalini ha seguito gli operatori sanitari locali formati da GVC che monitorano lo stato di salute dei bambini, prendendosi cura di quelli affetti da malnutrizione. “Ma quello che mi ha colpito di più – continua – è l’attività di educazione alla popolazione: animatori incontrano le famiglie dei villaggi, danno loro consigli in materia alimentare, le riforniscono di semi e attrezzi per piccole autoproduzioni agricole, in modo che le famiglie stesse possano rendersi autonome”.
A colpirlo anche la dignità dei burkinabé: “Nonostante il Burkina Faso sia tra i Paesi più poveri al mondo, la sua è una popolazione molto dignitosa, avanzata e anche ‘laica’. Le donne sono emancipate, sono loro il fulcro della vita familiare e della comunità. In tutti i villaggi sono stato sempre ben accolto, non mi hanno fatto sentire un intruso né ho avuto difficoltà a fare gli scatti”.
E quale ricordo è rimasto più impresso? “Più che un ricordo, il viaggio in Burkina Faso mi ha dato un’ulteriore conferma sulla capacità progettuale di GVC. Per me la cooperazione non può essere carità a pioggia, che non dà alcun effetto se non nell'immediato. Se si vuole davvero aiutare un Paese, e quasi tutta l’Africa ne ha bisogno – conclude Nadalini –, bisogna favorire lo sviluppo di competenze locali”.