La testimonianza di Lilli Marinello, nostra referente in Argentina con un'esperienza trentennale all'interno della cooperazione internazionale, sulla situazione della donna nella regione latinoamericana.

Secondo esperti della FAO, negli ultimi anni, il lavoro agricolo si é femminilizzato in tutta la regione latinoamericana: è aumentata, ossia, la presenza delle donne all'interno di un settore considerato tradizionalmente maschile. Ciò nonostante, il contributo delle donne alle attività produttive continua a restare invisibile.

Come afferma la stessa Michelle Bachelet, ex presidente del Chile e attuale direttrice esecutiva dell'Agenzia per l'Uguaglianza di Genere e l'Empowerment delle Donne: “sussistono ancora ostacoli per una reale inclusione delle donne delle comunità rurali ed è necessario adottare normative che ne promuovano i diritti”.

Una recente ricerca della FAO in tre paesi della regione - Brasile, Argentina e Chile – all'interno del settore della produzione frutticola, uno dei più dinamici del settore agricolo latinoamericano, evidenzia una "precarizzazione lavorativa e una gran vulnerabilitá sociale delle donne". La ricerca, effettuata nei tre paesi ma i cui dati si considerano generali per la regione, attribuisce questa situazione a tre fattori principali:
informalità del lavoro;
retribuzioni al di sotto del minimo salariale, nonostante l’aumento del carico di lavoro;
precarietà di accesso ai servizi sanitari e di sicurezza del lavoro.
Al lavoro prettamente agricolo, spesso non remunerato, vanno poi aggiunte le attività dette “riproduttive e di assistenza”,come la gestione e la cura del nucleo familiare. E’ un impegno che continua ad essere di appannaggio delle donne non solo in ambito rurale. Il lavoro di assistenza e cura familiare delle donne in ambito rurale ha caratteristiche diverse da quello in ambito urbano, perché si realizza nello stesso spazio fisico del lavoro produttivo. Questo, sommato ad altri fattori, come le pessime condizioni abitative e la mancanza o la scarsa priorità che viene data ai piani abitativi e a servizi adeguati, peggiora in modo sostanziale le condizioni di vita e lavorative delle donne, con conseguenze dirette sulla quantità di tempo impiegato e di fatica. Attività più prettamente produttive (come, ad esempio: trasportare l’acqua o la legna ed altri lavori domestici, come l’orto o l’allevamento o la produzione degli alimenti della famiglia) sono realizzate all'interno dello spazio familiare, principalmente da donne, non sono retribuite e contribuiscono a rendere indefinita ed irriconoscibile la linea di divisione fra il lavoro domestico e il lavoro più prettamente produttivo.

I lavori realizzati dalle donne possono variare da regione a regione, ma nella maggior parte dell’agricoltura familiare, partecipano alle attività di produzione dell’impresa o della fattoria, elaborando i prodotti per la vendita, (artigianato, formaggi e derivati, dolci e conserve, panificazione, piante ecc.) e, in alcuni casi, commercializzando direttamente l’eccedente della produzione nei mercati locali.
A causa della precarietà dei sistemi dell’agricoltura familiare, le donne rurali lavorano stagionalmente anche fuori dalla fattoria, sebbene in misura minore degli uomini, come mano d’opera agricola, nel lavoro domestico, piccoli commerci ecc. Anche quando percepiscono un salario per questi impieghi, non sempre possano disporre o decidere circa l’uso del denaro
La giornata lavorativa delle donne in ambito rurale, fra attivitá produttive, riproduttive e domestiche, oscilla fra le 16 e le 18 ore. Nonostante ció, le donne non danno un valore al loro lavoro, non percepiscono la quantitá di ore, né come il carico rappresenta un limite alla loro partecipazione in attivitá comunitarie e sociali, con una conseguente scarsa rappresentativitá nelle organizzazioni campesine.

L’accesso alla terra
Tra i fattori principali che ostacolano l’inclusione delle donne all'interno delle loro comunità di appartenenza, la FAO ed altri organismi internazionali segnalano il limitato accesso alla terra. Solamente l'11% delle donne rurali possiede il titolo di proprietà in Brasile, il 22% in Messico, il 27% in Perù.
I dati evidenziano una profonda differenza nei diritti fra uomini e donne, non per mancanza di legislazioni adeguate, ambito in cui si è avanzato notevolmente, ma per il sussistere di tradizioni radicate e arcaiche. Tutto ciò limita non solo l’accesso delle donne alla terra, ma anche al credito per l'acquisto di un'abitazione o la possibilità di raggiungere un impiego migliore.

Secondo il rapporto inerente all'Agro Ecologìa del Relatore ONU Olivier De Schutter, le donne agricoltrici ricevono solo il 5% dei servizi di estensione agricola, in tutto il mondo. E’ necessario, quindi, che le politiche locali e nazionali dei diversi paesi prevedano meccanismi che permettano l’accesso delle donne alle tecnologie e alla formazione.
Va riconosciuto che negli ultimi decenni i Paesi latino-americani hanno fatto grandi passi avanti in materia di diritti formali delle donne, come l’accesso ai mezzi produttivi, attraverso programmi statali, visto anche il sempre crescente numero di donne capofamiglia. Nel caso di paesi come Colombia, Nicaragua e Cile, ad esempio, si è data priorità alle donne capofamiglia nella distribuzione o titolarità delle terre.
Nella maggior parte dei casi, però, le donne acquisiscono la terra per eredità, in quanto figlie o vedove, il che non è esente da conflitti e pressioni all'interno della famiglia.

Che succede dentro le organizzazioni contadine?
Nel mio lavoro a Cuba dal 1996 al 2001 e, successivamente, fra il 2007-2008, con la ANAP Asociación Nacional de Agricultores Pequeños, ho lavorato con Cooperative di Credito e Servizio (CCS) e con Cooperative di Produzione Agroproduttiva (CPA), in tutta l’isola e ho avuto la possibilità di incontrare e parlare con molte donne.
Ricordo il calore umano, l’intelligenza, l’interesse ad imparare, e io ho avuto modo di apprendere molto da loro. Spesso si lamentavano del fatto che i dirigenti organizzassero le formazioni senza tenere conto delle loro attività domestiche, come occuparsi dei figli e della famiglia, l’organizzazione, il cibo, la casa e molte altre attività.

Nella maggior parte delle cooperative che ho visitato, per lo meno allora, le donne non occupavano posti di direzione, al massimo si occupavano della segreteria o dell'amministrazione. Va riconosciuto, comunque, che nella riforma del 1996, in cui molte imprese statali passarono a gestione cooperativa, con la creazione delle UBPC, il panorama fu abbastanza diverso e più favorevole all'inclusione delle donne all'interno della gestione delle cooperative. Le donne a Cuba avevano raggiunto un alto livello di partecipazione nella dirigenza in quasi tutte le sfere, dalla salute, all'educazione, alla ricerca, ma il settore rurale continuava a essere il meno permeabile al cambio.

Negli anni peggiori della crisi Argentina, tra il 2001 e il 2004, molte donne delle aree extra-urbane e rurali, si misero alla guida delle loro povere economie familiari, nella creazione di mercati locali, incentrati sullo scambi produttore-consumatore, nell'allevamento di animali da cortile, nella realizzazione di orti e vivai, ecc. Assistevano puntualmente ai corsi di preparazione al micro credito o ai corsi per piccoli imprenditori o imprenditrici, con un quaderno e una penna, e con le bambine e i bambini seduti sulle ginocchia. Molte venivano di nascosto dai mariti e compagni, che si opponevano alla loro partecipazione, nonostante fossero disoccupati.
Come ha segnalato la stessa Bachelet, se le donne e gli uomini avessero uguale accesso al credito, mezzi produttivi e assistenza tecnica, la produzione agricola aumenterebbe dal 20 al 30%. Nonostante l’importanza del loro ruolo nell'agricoltura familiare, però, le donne continuano ad essere soggette a disuguaglianze nell'accesso all'impiego e ai livelli decisionali, tanto a livello comunitario, come nelle organizzazioni contadine. Il peso delle attività riproduttive è uno dei fattori che ne limitano la partecipazione e l’organizzazione, oltre ad altri fattori già segnalati.

Dall'inclusione di queste tematiche nelle agende dei dirigenti politici, e dei dirigenti delle organizzazione e cooperative, sommato alla loro capacità di organizzarsi, molto dipenderà dal fatto che le donne possano, in un futuro prossimo, occupare il posto che meritano, nell'agricoltura familiare.