La devastazione dell’ambiente, lo sfruttamento dei lavoratori, la silicosi che colpisce adulti e bambini. Le cave di pietra naturale in Palestina sono gestite da Israele, che usa il prezioso materiale per i propri bisogni tra cui anche la costruzione di insediamenti illegali nei territori occupati. Svela i meccanismi di un lato sconosciuto dell’occupazione “Sacred stones” , di Laila Higazi e Muayad Alayan, il documentario vincitore di due riconoscimenti al Terra di Tutti Film Festival. Alla premiazione avvenuta domenica 14 ottobre al cinema Lumière il video si aggiudica il premio per la miglior produzione internazionale, assegnato dal Consiglio degli stranieri e apolidi della Provincia di Bologna, e la menzione speciale intitolata a Benedetto Senni, cooperante in terra africana, assegnato ex aequo anche a un altro doc ambientato nella Palestina occupata: “Tomorrow’s land. How we decided to tear down the invisible wall” dei bolognesi Andrea Paco Mariani e Nicola Zambelli.
Le opere sulla Palestina e i doc realizzati dai bolognesi primeggiano tra i vincitori della sesta edizione del festival. La giuria presieduta dalla regista Carlotta Piccinini assegna tre riconoscimenti: il premio come miglior produzione italiana va ex aequo a “Mare chiuso” di Andrea Segre e Stefano Liberti, sul dramma dei respingimenti nel Mediterraneo, e alla storia di un coraggioso “trafficante di libri” e dell’apertura delle biblioteche nelle favelas del Brasile raccontata in “A mao e a luva” di Roberto Orazi. La Palestina torna protagonista nella menzione speciale a "Vik Utopia" , della reporter bolognese Anna Maria Selini, dedicato al processo per la morte di Vittorio Arrigoni.
Le premiazioni concludono la rassegna di doc e cinema sociale organizzata dalle ong Cospe e Gvc che, dopo l’apertura con una doppia première del regista filippino Brillante Mendoza, ha portato sul grande schermo quattro giorni di proiezioni gratuite con oltre quaranta documentari e film provenienti da tutto il mondo. “È necessario continuare a portare in Italia un tipo di informazione che non passa attraverso i media mainstream ma di cui il pubblico sente sempre di più il bisogno, come testimonia la sua numerosa presenza al festival” afferma il presidente dell’ong Cospe Fabio Laurenzi. “La rassegna rappresenta uno sforzo per le ong organizzatrici – dice Patrizia Santillo, presidente dell’ong Gvc – ma è un atto doveroso per dare testimonianza della ricchezza culturale portata dai tanti cineasti che lavorano nel contesto del sud del pianeta”.
Intitolata a Enrico Giusti, il “sindacalista dei due mondi” scomparso nel 2007 dopo essere divenuto un simbolo della cooperazione emiliano-romagnola nel mondo, la menzione speciale assegnata dal coordinamento delle ong dell’Emilia-Romagna Coonger: premiati “The change” , video d’animazione di Fabian Ribezzo sulla crisi ambientale e “Donne che rifiutano la morte” di Mohamed Kenawi, sul percorso delle donne bosniache per il raggiungimento della pace a vent’anni dall’assedio di Sarajevo.
Tra i doc vincitori c’è anche il video bolognese “È il tempo delle zucchine – indagine sugli orti in città” , prima opera audiovisiva del collettivo di guerrilla gardening Trame urbane realizzato grazie allo strumento del crowfunding attraverso il sito Pubblicobene.it: al documentario è andata la menzione speciale offerta dal Mercato della Terra insieme a Slow Food. “Hazaribagh – toxic leather” di Elise Darblay ed Eric de Lavarene, doc ambientato negli slum bengalesi dove l’inquinamento delle concerie ha stravolto la vita di abitanti e lavoratori, si è aggiudicato la menzione speciale offerta da Fair Trade Italia.