Alle 16,30 di ieri (ora cubana) arriva a La Habana il Presidente Barack Obama, che saluta le autorità (anche se Raul non è presente), mentre sostiene l’ombrello per riparare Michelle dalla pioggia tropicale. La limousine presidenziale è già pronta ai piedi dell’areo, mentre Obama saluta con la mano Cuba e i tanti giornalisti venuti da tutte le parti del mondo. La tradizionale ironia dei cubani non risparmia nemmeno questo momento solenne: la preoccupazione maggiore riguarda infatti la limousine, ribattezzata “la bestia” per le sue dimensioni, e le probabilità che affondi sull’asfalto del Malecón habanero, messo recentemente a nuovo. Al di là della battute, l’aspettativa circa il risultato di questa visita aumenta minuto a minuto, tutti sono coscienti che si inaugura una nuova era nei rapporti fra i due paesi e i loro popoli.
Barack Obama è il primo presidente degli Stati Uniti che visita l’isola ufficialmente dopo quasi 80 anni, dalla venuta del Presidente Calvin Coolidge nel 1928 durante l’infausto governo di Gerardo Machado y Morales.
“Quest’occasione è diversa e, ci auguriamo, porti migliori auspici” dichiara Lilli Marinello, responsabile paese di GVC, a La Habana da molti anni. “La visita ufficiale di Obama rappresenta senza dubbio un passo in avanti nella normalizzazione dei rapporti fra i due paesi. Il presidente arriva con un seguito di impresari, membri del congresso e la sua famiglia al completo. Si aspettano annunci economici importanti, anche se non ancora la tanto attesa derogazione dell’embargo più lungo della storia o la chiusura della base e carcere americana di Guantanamo”. Lilli ci racconta che fra gli eventi più attesi dai cubani c’è l’amichevole di “béisbol”, sport nazionale cubano (una delle tante curiose contraddizioni della isla) che si svolgerà domani 22 marzo allo stadio Latino Americano, tirato a nuovo per l’occasione.
Ovviamente non mancano i detrattori, dentro e fuori da Cuba. Chi si oppone alla visita del presidente, fra i repubblicani degli Stati Uniti, la definisce come “le vacanze di Obama”. E anche se la maggior parte dei cubani e delle cubane aspettano la visita con ottimismo, i più anziani guardano con un certo scetticismo agli Stati Uniti. “Non c’è da stupirsi” continua Lilli “La loro vita è trascorsa sotto la minaccia di questo poderoso nemico distante solo un braccio di mare, e non credono fino in fondo alle buone intenzioni dell’ “imperio”.
Ma vacanze non sono, non c’è dubbio. Dopo gli annunci del 17 dicembre del 2014, festa di San Lazzaro (protettore dei sofferenti e degli ammalati a cui moltissimi cubani sono devoti, perché nella laica Cuba, si venerano con la stessa devozione santi e orishas) molti sono stati i passi in avanti nella normalizzazione dei rapporti fra Stati Uniti e Cuba, finalmente in un clima di dialogo e rispetto “anche se le differenze rimangono ed il blocco economico, con tutte le sue conseguenze, pure” afferma Lilli. “I segni più evidenti sono stati la riapertura delle sedi diplomatiche di entrambi i paesi, nel 2015, l’aumento considerevole di scambi accademici ed economici, ma anche il crescente flusso di turisti dagli Stati Uniti, dove molti cubani e cubane hanno parte della loro famiglia”. Non sono mancati nemmeno i momenti di forte tensione, con la protesta delle Damas en Blanco e i successivi arresti, poche ore prima dell’arrivo di Obama.
In ogni caso queste Idi di Marzo annunciano per Cuba nuove primavere e l’Avana si divide fra chi aspetta per vedere, almeno in televisione, il presidente Obama e chi invece, il concerto dei Rolling Stones, il 25 Marzo, quello sì dal vivo. Un concerto all’aperto, nella Ciudad Deportiva, completamente gratuito, in una spazio che può riunire 400.000 persone, ma dove si calcola assisterà un milione di persone. Lilli Marinello: “Molti lo definiscono un evento storico, tanto quanto la visita di Obama, e in effetti lo è. Il rock sta ricoprendo un protagonismo mai visto a Cuba, nemmeno nei lontani anni ’70, quando questa musica arrivava qui solo sottobanco. Nei prossimi mesi si aspettano altri gruppi, “leggendari e famosi” che vogliono venire a suonare a Cuba, per la prima volta. e ci sono fan della vecchia banda che stanno arrivando anche dall’Europa e dall’America Latina”.
Decisamente i tempi stanno cambiando, come cantava Bob Dylan, e Cuba vive un momento storico, che la vede sulla cresta dell’onda.
Quando, nel lontano 1993, il GVC iniziava a lavorare a Cuba, come altre ONG, il paese di trovava immerso in una delle peggiori crisi economiche, dopo la caduta del blocco socialista. “Non erano tempi di rock star e nemmeno di visite presidenziali, i nostri interventi rispondevano a un’emergenza, ora possiamo accompagnare processi di sviluppo locale ed economia sociale. Per fortuna i tempi cambiano e noi speriamo di poter continuare ad esserne testimoni”. conclude Lilli.
Lilli Marinello, Responsabile Paese per GVC a Cuba