Net ha 34 anni e vive nel villaggio di Beng, provincia di Siem Reap, nel nord-ovest della Cambogia.

Net ha lavorato per compagnie tailandesi come pescatore per 10 anni, in paesi lontani come in India, Indonesia e Malesia. Nonostante gli orari, il carico di lavoro e nonostante sia stato arrestato diverse volte, riusciva a guadagnare bene ed era soddisfatto. “Lavoravo 22 ore al giorno, ma io sono un uomo forte! Se mi ammalavo, mi mandavano a Bangkok. Lavoravo per due anni di seguito su ogni barca e alla fine di questo periodo venivo pagato, ricevendo circa 14.450 dollari per ogni anno di lavoro. Non ho mai messo da parte grandi somme di denaro però, era pesante stare tanti mesi in mare e lavorare a questi ritmi.. per cui quando ci fermavamo nei porti qualche giorno per fare rifornimento spendevo tutto nei bar e nei bordelli”.

Nel 2012 Net è stato vittima del traffico di esseri umani, molto frequente sui pescherecci che salpano per acque lontane. Net è stato venduto dal suo vecchio datore di lavoro tailandese ad un’altra compagnia, ma questo gli è stato detto solo nel 2014, quando non è stato pagato per il lavoro dei due anni precedenti. “Quando avrei dovuto ricevere il mio stipendio mi hanno detto che ero stato venduto e non mi hanno dato nulla. Subito dopo sono stato arrestato e messo in prigione. Ero in Malesia. Ho dovuto chiedere a mia moglie di vendere la mucca che avevamo in Cambogia per avere i soldi per farmi rilasciare e tornare a casa”.

Net ci ha detto di essere complessivamente soddisfatto della sua vita, ci ha anche detto di sapere di essere stato fortunato ad essere tornato a casa, perché molte persone muoiono sui pescherecci, a causa di malattie, fatica o liti tra i pescatori stessi. “In fin dei conti, se dovessi dare un consiglio ai giovani del mio villaggio, direi loro di non cercare lavoro sui pescherecci”.

Per i primi otto anni passati ai lavorare sui pescherecci battenti bandiera tailandese, Net è stato un migrante irregolare, ma i suoi datori di lavoro non lo hanno sfruttato o truffato. Net è diventato una vittima di tratta di esseri umani nel momento in cui è stato venduto ad un nuovo datore di lavoro e non gli sono stati pagati due anni di duro lavoro. Net è stato inoltre detenuto illegalmente dalla polizia malese che avrebbe dovuto considerare la sua situazione di vittima di tratta. La Cambogia ha adottato una legge sulla soppressione della tratta degli esseri umani e dello sfruttamento sessuale nel 2008, ma tale legge risulta ad oggi ancora inefficace nel contrastare i casi più seri.

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Ran, 50 anni, e Soeu, 64 anni, vivono nel villaggio di Beng Village, provincia di Siem Reap, nel nord-ovest della Cambogia.

Ran e Soeu stanno entrambe aspettando da 15 anni che i loro figli, emigrati in Tailandia quando erano molto giovani, tornino a casa. Da allora non hanno più avuto loro notizie.

“L’ultima cosa che ho saputo è che mio figlio aveva cominciato a lavorare su un peschereccio. Dopodiché non ho più saputo nulla” ci dice Soeu, che ha un altro figlio che ha lavorato per tanti anni sui pescherecci tailandesi, ma che fortunatamente è tornato a casa. Ran è ancora ottimista e ci dice “io spero ancora di poter rivedere mio figlio vivo un giorno, spero che torni a casa da me!”.

Queste due donne non sono le uniche a vivere questa tragedia. Un’altra vicina di casa sta aspettando che il marito torni a casa da ormai vent’anni, e in molti villaggi vicini tante sono le persone disperse dopo essere emigrate. Nessuna di queste persone ha però mai denunciato la scomparsa dei loro familiari perché hanno paura di dichiarare alla polizia che sono emigrati senza documenti.

 

Grazie al proetto MIGRA-SAFE, GVC lavora in collaborazione con le autorità locali e le famiglie di migranti per diffondere informazioni sui processi di migrazione sicura, creare reti di solidarietà e supporto per i migranti e i loro cari che rimangono in Cambogia per badare ai figli dei migranti, occuparsi dei lavori di casa e della raccolta del riso, e gestire le rimesse che arrivano dalla Tailandia.