La famiglia di Khaled vive in una capanna beduina a Susiya. In tutto Khaled ha 8 figli, ma alcuni di loro hanno già messo su famiglia e vivono nel vicino villaggio di Yatta. Dato che Israele non permette alla comunità di sviluppare adeguate ed essenziali infrastrutture per il WASH (Water Sanitation and Hygiene - ovvero acqua, servizi igienici e igiene), la famiglia utilizza l’acqua piovana raccolta d’inverno per allevare le pecore. Per le esigenze domestiche, invece, Khaled acquista acqua da fornitori privati. Grazie alle sovvenzioni di un’organizzazione internazionale, la famiglia paga solo un terzo del prezzo intero applicato dai fornitori per metro cubo d’acqua, ovvero 10 NIS (2,4 euro) invece che i proibitivi 30 NIS (7 euro). 

Oltre alle difficoltà riscontrate in termini di accesso all’acqua, l’intera comunità di Susiya è a rischo immediato di trasferimento forzato. Il 5 maggio 2015, l’Alta Corte di Giustizia israeliana ha emesso un decreto che consente all’esercito di demolire l’intero villaggio di Susiya e di espellere i suoi residenti, circa 340 persone tra uomini, donne e bambini.

Khaled Hamad Al Nawaja’a (il secondo da destra) posa con i suoi figli per una fotografia durante il matrimonio della figlia maggiore. 

Khaled spruzza acqua sulle sue pecore per rinfrescarle durante una calda giornata a Susiya. La vendita di pecore, latte e altri prodotti derivati rappresenta la principale fonte di reddito per la famiglia di Khaled.

Una delle tre cisterne per la raccolta di acqua piovana appartenenti alla famiglia. In aggiunta all’acqua piovana raccolta durante l’inverno, la famiglia si trova a dover comprare acqua per soddisfare il fabbisogno domestico. In media, gli abitanti di Susiya consumano 28 litri d’acqua al giorno per persona. Per avere un termine di paragone, il consumo medio giornaliero in Israele ammonta a 300 litri per giorno per persona.

Khaled munge le pecore prima di cena. Una pecora adulta può consumare fino a 10-12 litri d’acqua al giorno.

La moglie di Khaled lava i panni mentre suo marito prega.

Yihya, il figlio maggiore di Khaled, osserva un improvviso temporale. Lo scorso inverno ha portato abbondanti piogge, il che ha permesso di riempire le cisterne per l’estate.

Yihya beve acqua piovana durante una tempesta improvvisa. 

L’acqua è essenziale per ogni essere umano. Per i palestinesi che vivono nelle zone della Cisgiordania occupata designate come Area C (ovvero sotto totale controllo militare e civile israeliano), l’acqua rappresenta anche uno strumento indispensabile per restare sulla propria terra e portare avanti lo stile di vita tramandato di generazione in generazione. 

Giorno dopo giorno, tuttavia, il loro accesso all’acqua viene ulteriormente limitato in quanto le autorità occupanti israeliane controllano e limitano lo sviluppo da parte dei palestinesi di infrastrutture idriche nell’Area C della Cisgiordania. Gli Accordi di Oslo II, inoltre, attribuiscono ai palestinesi solo una piccolissima porzione di quelle risorse idriche che dovrebbero invece essere equamente condivise. 

Questo reportage è stato realizzato dal gruppo EWASH nell'ambito della campagna Thirsting for Justice