Il Forum della Cooperazione Internazionale, tenutosi a Milano l'1 e il 2 ottobre, ha evidenziato la volontà dell'attuale Governo di riportare all'interno dell’agenda politica italiana la cooperazione internazionale, tornando a parlarne e cercando di darle la giusta visibilità e il giusto valore. Al Forum, inoltre, va la nostra gratitudine, per aver dato al mondo della cooperazione l’occasione di farci ritrovare: eravamo in molti, siamo in molti. Ora, a Forum concluso, chiediamo un reale impegno affinché venga attivato un tavolo politico di discussione per riportare la cooperazione internazionale ai livelli che merita. Negli ultimi anni il tema della cooperazione internazionale è rimasto fuori dall'agenda politica, dal dibattito istituzionale e di conseguenza, si è verificato un disinteresse a queste tematiche da parte dell’opinione pubblica. Durante la scorsa legislatura, inoltre, la cooperazione internazionale ha subito dei tagli che hanno minato fortemente il lavoro fatto in più di quaranta anni dalle Organizzazioni Non Governative - ONG, e dagli altri soggetti coinvolti nel mondo della cooperazione e della solidarietà più in generale.
L’attuale Governo, al contrario dei suoi predecessori, ha riportato all'interno dell’agenda politica italiana la cooperazione internazionale, tornando a parlarne e cercando di darle la giusta visibilità e il giusto valore.
Ad evidenza di questo processo sono i due giorni del Forum della Cooperazione Internazionale, tenutosi a Milano l’1 e il 2 ottobre scorso.
La rilevanza dell’evento e, soprattutto, dell’importanza data alla cooperazione e al lavoro fatto dalle ONG italiane, è stata sottolineata anche dalla presenza di molti membri dell’esecutivo italiano, dal Presidente del Consiglio Mario Monti al Ministro per la Cooperazione Andrea Riccardi, dal Ministro per gli Affari Esteri Giulio Terzi di Sant’Agata, e di altre cariche politiche ed istituzionali. Inoltre, la presenza di Andris Piebalgs, Commissario europeo allo Sviluppo, e i riferimenti all’Europa all’interno degli interventi di Napolitano e Monti, dimostrano la volontà degli organizzatori di inserire il Forum all’interno di una dimensione europea.
Al lavoro fatto dall’organizzazione del Forum, in particolare, va la nostra gratitudine, per aver dato al mondo della cooperazione l’occasione di farci ritrovare: eravamo in molti, siamo in molti. Anche se restano perplessità a seguito della presenza di alcuni invitati, al Forum va riconosciuto il merito di inserire il tema della cooperazione all’interno dei media nazionali e dell’opinione pubblica.
Una precisazione, però, ci è dovuta: chiediamo ora, a Forum concluso, un reale impegno da parte di questo esecutivo affinché avvii realmente un tavolo politico di discussione per riportare la cooperazione internazionale ai livelli che merita.
È la politica che per prima deve riconoscere che fare cooperazione conviene, perché vincono tutti. Altrimenti non si spiegherebbe come, in un periodo di crisi globale, la maggior parte dei Paesi virtuosi non taglia i costi alla cooperazione. I dati li conosciamo tutti: nel 2011 l’OCSE ci informa che l’aiuto italiano alla cooperazione è sceso dallo 0,16 allo 0,15%, rispetto alla media europea del 6,7%.
Si necessita, quindi, un intervento da parte dei soggetti politici, attraverso la tanto attesa riforma legislativa sulla cooperazione internazionale allo sviluppo, ferma al 1987. E’ fondamentale allinearsi alle esperienze virtuose di alcuni Paesi dell’OCSE, dotandosi di un’architettura istituzionale, politica e gestionale, che assicuri maggiore coerenza, efficacia, professionalità, trasparenza e valutazione dei risultati (così come evidenziato anche all’interno del documento “La cooperazione che vogliamo”).
In questa direzione, è da apprezzare l’intuizione del Governo attuale di istituire il Ministro della Cooperazione Internazionale e dell’Integrazione. A questo punto, però, sempre in un’ottica di innovazione proficua e massimizzazione delle - poche - risorse a disposizione, è essenziale un chiarimento su competenze, ambiti, responsabilità e risorse, risolvendo la dicotomia tra Ministero degli Affari Esteri e Ministro della Cooperazione.
Noi ONG non abbiamo mai smesso di fare cooperazione, nonostante i tagli e nonostante la miope visione politica che ha relegato la cooperazione internazionale in Italia a ruoli subalterni, sottraendole il giusto rilievo strategico negli equilibri mondiali, specie in un mondo sempre più globalizzato.
GVC, in particolare, seppur con le difficoltà comuni riscontrate in questi anni, non si è fermato.
Siamo andati avanti con i nostri progetti, con i nostri obiettivi e perseguendo la nostra missione: stiamo per aprire un progetto - ponte con la società civile nella Tunisia della post-rivoluzione; stiamo contribuendo ad arginare la più grave crisi alimentare che affligge il Burkina Faso; siamo in prima linea nell'Emergenza Siria, assieme alle altre ONG della piattaforma di Agire e, con in nostri referenti al confine libanese, aspettiamo che ci venga dato il permesso di riprendere le nostre attività in Siria, interrotte a fine 2011.
E facciamo sensibilizzazione anche nel nostro Paese, attraverso il nostro Ufficio EAS - Educazione alla Sviluppo/Cittadinanza Globale, che in questi giorni, ad esempio, sta organizzando il Terra di Tutti Film Festival , la rassegna di film e documentari sociali dal Sud del mondo; abbiamo organizzato un evento con la presenza del direttore di Agire Marco Bertotto e del rappresentante di GVC Luigi Seghezzo, al fine di sensibilizzare l’opinione pubblica su quel che sta accadendo in Siria.
Abbiamo rendicontato ai nostri donatori tutto quello che è stato fatto ad Haiti, attraverso la presentazione lo scorso 28 settembre del documentario “Ad Haiti”, ospiti di un territorio amico e solidale come quello di Reggio Emilia. In quell'occasione in particolare, Lucio Caracciolo, direttore di Limes e moderatore dell’incontro, ha rimarcato una necessità, espressa anche durante il Forum: mettere a frutto le risorse per costruire una visione geopolitica, una cooperazione strategica.
Richiamiamo le parole della nostra Presidente, Patrizia Santillo, quando afferma che quella di GVC è stata sempre una cooperazione di qualità, incentrata sulla fiducia, sulla trasparenza, sul partenariato, e, soprattutto, sulle persone: non ci siamo mai sostituiti alle comunità istituzionali e, soprattutto, alle comunità locali.
Le parole di Patrizio Santillo riprendono la posizione delle ONG italiane sulla cooperazione, discorso articolato all’interno del documento “ La Cooperazione Internazionale allo Sviluppo che vogliamo ”.
Concludiamo, infatti, proprio con questo documento perché è questa la proposta che offriamo affinché si concerti una visione strategica unitaria del sistema Italia di cooperazione, come augurata anche dai promotori del Forum.