Lo scorso 22 maggio è stata presentata a Roma, presso la Camera dei Deputati, la quarta edizione del rapporto annuale Il valore dell’aiuto, principale lavoro di ricerca di AGIRE , l’agenzia italiana per la risposta alle emergenze della quale GVC è parte.
La ricerca disegna un quadro complessivo dei fondi umanitari pubblici e privati stanziati per rispondere alle emergenze umanitarie internazionali.
La visione d’insieme presentata risulta poco incoraggiante, come spiega Gianni Rufini, presidente del Comitato dei Garanti di Agire. “Il sovrapporsi di tre crisi globali - economica, ambientale e politica - sta causando un drammatico aggravamento delle condizioni di vita di miliardi di esseri umani. Il numero dei conflitti armati è nuovamente in crescita, i disastri naturali si sono moltiplicati per otto negli ultimi trentanni, e le proiezioni più credibili ci parlano di un miliardo di migranti forzati previsti per il 2050". Al momento, infatti, i finanziamenti stanziati per le emergenze riescono a coprire meno di due terzi dei bisogni, indicando una sempre minore capacità di garantire una risposta umanitaria proporzionata all'entità delle crisi.
Nel 2011 il settore umanitario ha mobilitato 17,1 miliardi di dollari a livello mondiale, di cui 12,5 provenienti dai governi dei paesi donatori: con un calo del 9% rispetto al 2010. Una frenata che diventa drastica se si guarda l’Italia dell’ultimo decennio: dal 2000 a oggi i fondi sono diminuiti del 13%, mentre nello stesso arco di tempo a livello globale c’è stata una crescita del 66%.
Durante l’incontro ci si è concentrati anche sul tema della prevenzione. Nel decennio 2001/2010, 384 catastrofi naturali hanno causato un milione di morti e colpito circa 1/3 della popolazione mondiale. Un dato che rende evidente la necessità di implementare adeguate strategie di riduzione del rischio che devono diventare prioritarie per tutti i governi. La “Piattaforma Globale per la Riduzione del Rischio” raccomanda di destinare il 10% degli aiuti umanitari ad attività di Disaster Risk Reduction, ma attualmente questi investimenti sono ben inferiori e nel 2010 si sono assestati a una media del 3,9%. Almeno in questo campo l’Italia, pur rimanendo al di sotto del 10%, ha una performance superiore alla media e si posiziona al 14° posto tra i paesi virtuosi, con circa il 4,7% dei fondi umanitari investiti in prevenzione.
L’incontro si è concluso concentrandosi sui limiti, sulle potenzialità del sistema e sulle sfide necessarie per garantire una migliore risposta umanitaria e una maggior tutela della vita e del benessere di miliardi di persone.