Da mercoledì scorso in Burkina Faso è in atto un colpo di stato e a guidarlo sono gli uomini della Guarda Presidenziale, il reparto scelto dell'ex Presidente Compaoré costretto alla fuga nell'ottobre del 2014.

Per comprendere quanto sta succedendo nel Paese occorre infatti risalire all'anno scorso, quando delle manifestazioni di piazza costrinsero l'allora leader Compaorè a dimettersi dopo 27 anni di governo. Il motivo della sollevazione del popolo burkinabè era contro la proposta del Presidente di modificare la Costituzione per potersi così presentare per un nuovo mandato. Dopo la fuga del capo di stato, in Burkina Faso venne creato un governo di transizione che sarebbe dovuto durare fino al prossimo 11 ottobre, giorno in cui erano previste le elezioni.

Ma mercoledì il generale Diendéré, a capo della Guardia Presidenziale e per trent'anni consigliere dell'ex Presidente, con i suoi 1.200 uomini ha preso il potere. Oltre a decidere il rinvio del voto, l’élite militare strettamente legata a Compaoré ha sciolto il governo di transizione, ha chiuso le frontiere e ha imposto il coprifuoco notturno.

Mentre dalla capitale Ouagadougou giungono notizie di scontri tra la guardia militare e manifestanti scesi in piazza per protestare contro il golpe, il nostro cooperante Fabio Checcacci ci ha inviato notizie dal nord del Paese: 

Siamo a Yako,  100 km dalla capitale Ouagadougou, lungo la rotta Nord verso il Mali. In questa cittadina il caso vuole che abbiano avuto i natali sia il deposto primo ministro Isaac Zida sia chi l’ha deposto, Gilbert Diéndéré. Nonostante ciò, qui, non si sono visti militari per le strade, neanche quando l’abitazione privata di Dièndère è stata data alle fiamme, giovedì scorso.  

A parte questo evento, manifestazioni si sono svolte senza incidenti particolari un po’ dappertutto fuori dalla capitale sia venerdì che sabato. A Ouagadougou, invece, la situazione era e resta tesa, ogni tentativo di assembramento è stato interrotto dagli insorgenti con la forza; si segnalano purtroppo alcuni morti e svariati feriti.

Da due giorni sono in corso negoziazioni difficili e la giornata di oggi (domenica 20 settembre) è stata trascorsa nell’attesa di  un comunicato che mettese fine pacificamente alla crisi. Un comunicato è arrivato in tarda serata ma è solo una proposta d’accordo fatta dai mediatori (CEDEAO) che scontenta i più.

In generale continua in tutto il Burkina Faso sia il coprifuoco di notte (poco rispettato) sia lo sciopero generale illimitato, indetto dai sindacati, di giorno; il paese di fatto è paralizzato. I servizi minimi non sono garantiti, neanche negli ospedali, le pompe di benzina sono chiuse, i collegamenti sono difficili, mentre la fornitura di acqua ed elettricità è più o meno regolare, almeno qui. Le comunicazioni telefoniche ed internet funzionano regolarmente.

Difficile prevedere l’evolversi degli eventi, sicuramente i prossimi mesi saranno difficili soprattutto per le popolazioni rurali, le quali oltre a questa crisi istituzionale dovranno fare i conti anche con un raccolto agricolo che, per l’ennesima volta, non promette niente di buono.