Anche quest’anno il Terra di Tutti Film Festival si è concluso con un enorme successo.

Il decimo compleanno del Festival, organizzato da GVC e Cospe, ha registrato migliaia di visitatori, 60 film in concorso che sono stati apprezzati da spettatori e giornalisti, due workshop sul ruolo dei media nel raccontare le crisi umanitarie e sul videomaking e i diritti umani che hanno appassionato fortemente i partecipanti, numerose e diverse location come il Tpo, il Cinema Europa, Dynamo la Velostazione di Bologna, la Cineteca e il Comune di Bologna.  

Abbiamo lavorato con entusiasmo e impegno anche noi, portando al Terra di Tutti Film Festival alcune produzioni firmate GVC.

Prima fra tutte l’anteprima del documentario “Chipaya gli Uomini dell’Acqua”, realizzato da Miko Meloni e prodotto da GVC.

Miko ha vissuto per alcune settimane sull’altopiano boliviano a contatto con la comunità Uru Chipaya per raccontarci come una tra le popolazioni più antiche dell’America Latina affronta i cambiamenti climatici e sociali. Grazie alla loro intrinseca resilienza, i Chipaya continuano a tramandare la loro storia, anche nel 2016. È possibile vedere un piccolo assaggio del documentario qui e restare affascinati dalla storia millenaria dei Chipaya.

Un’altra ospite d’eccezione targata GVC è stata la Banana del progetto MakeFruitFair, consorzio di 19 organizzazioni che attraverso azioni di sensibilizzazione mira al miglioramento delle condizioni di lavoro e degli standard di vita delle persone che coltivano, raccolgono e impacchettano la frutta tropicale.

Con i nuovi spot del progetto MakeFruitFair, realizzati da EleNfanT Film, abbiamo affrontato il tema del commercio equo e sostenibile e di quello che è possibile fare acquistando una frutta buona e giusta. Ci siamo immedesimati in Banana Kid, il difensore dei diritti dei lavoratori per i lavoratori delle piantagioni di banane, ananas e frutta tropicale. Abbiamo realizzato un divertente photoshooting che è possibile vedere qui

Al Terra di Tutti Film Festival abbiamo vissuto anche momenti emozionanti e abbiamo avuto l’occasione per riflettere sull’impegno, sul lavoro dei cooperanti e su quello che significare dedicare la propria vita al mondo degli aiuti umanitari e della cooperazione internazionale. Lo abbiamo fatto nel momento delle premiazioni, con la consegna del Premio in memoria a Giovanni Lo Porto.

Il Premio “Giovanni Lo Porto” è stato assegnato a "Nevertheless Al Quds" di Unai Aranzadi, che racconta come, dal 1967, l’insediamento israeliano nella zona Est di Gerusalemme sia inarrestabile. Nonostante questo, la dignità e la forza delle persone che vivono nel territorio palestinese occupato non è stata annientata.

Sono state assegnate anche due menzioni speciali: a “Paradis fiscaux – la casse du siecle”, di Benoit Bringer, che racconta il caso scandalo di Panama Papers; a “Girls' war” di Mylene Sauloy, un sentito ritratto delle combattenti curde del Rojava.

Questo premio mette in luce la resistenza di uomini e donne che non si fermano davanti a violenza e oppressione, ma portano avanti solidarietà e rispetto dei diritti umani, valori di pace e libertà. Proprio come Giovanni. Per ricordarlo sempre, perché Giovanni muore ogni volta che non se ne parla. Sperando, citando la nostra Presidente Dina Taddia: "che la verità venga fuori, perché ormai c’è solo quello che possiamo sperare, che venga la verità".