La testimonianza di Franco De Giorgi, medico responsabile del progetto GVC in Burkina Faso contro la crisi alimentare del Sahel
Mi chiamo Franco, sono un medico “appassionato” d’Africa, ho passato quaggiù molti anni, assieme alla mia famiglia, a organizzare sistemi sanitari, a curare soprattutto i bambini, ma anche a godere dei sorrisi di queste genti, della loro invincibile allegria, e a scoprire sempre nuovi villaggi dove finiva la pista di terra rossa e poi non c’era più niente.
Dall’anno scorso, assieme a GVC, siamo impegnati in Burkina Faso contro la crisi alimentare del Sahel . Il paese, a causa della siccità nel 2011, è stato colpito da una gravissima carestia e molti bambini, afflitti da uno stato di acuta malnutrizione erano ad alto rischio di morte per fame.
Abbiamo cercato questi bambini, villaggio per villaggio, casa per casa, con una vasta mobilitazione che ha coinvolto tutta la popolazione. I meno gravi sono stati trattati nei dispensari sul territorio con alimenti arricchiti, gli altri abbiamo dovuto ricoverarli negli ospedali di distretto, per somministrare delle cure intensive fatte di fleboclisi, di alimentazione con il sondino e di medicinali sofisticati.
Il trattamento ospedaliero dei bambini rappresenta il costo maggiore del nostro programma di emergenza. Un bambino gravemente malnutrito e con altre complicazioni come la malaria, la gastroenterite o una polmonite, viene ricoverato e trattenuto in ospedale circa tre settimane.
In ospedale deve essere accudito, innanzitutto dalla mamma, che resta sempre al suo fianco. Ha bisogno di infermieri dedicati e specializzati, che abbiamo formato, e soprattutto ha bisogno di medicinali e presidi terapeutici, sofisticati e costosi. È il nostro programma di aiuto che fornisce tutto questo, compresi gli alimenti per la madre, che accompagna il bimbo.
Ogni giorno di ricovero in ospedale costa un euro per la mamma, un euro per il personale e un euro per le medicine: sono 3 euro al giorno, che diventano 60 euro per le tre settimane di cura necessarie. Basta poco, quindi, per salvare un bambino e restituirlo al suo villaggio e ai suoi compagni di giochi.
Franco De Giorgi