Sono 53 i malati di AIDS e 230 i sieropositivi che sono arrivati dal Congo nel campo per i rifugiati di Kavumu, in Burundi. Si tratta soprattutto di donne. Qui, grazie ad un progetto di GVC Gruppo di volontariato civile finanziato dall'UNHCR, vengono curati gratuitamente oltre ad usufruire di servizi di educazione e prevenzione come i club anti AIDS e di attività che, nell’insieme, impediscono la trasmissione della malattia nel campo. I rifugiati che hanno bisogno di cure mediche per malattie croniche, però, continuano a moltiplicarsi ogni giorno di più. Come nel campo di transito di Nyabitare, teatro di una grande operazione di rimpatrio di quei burundesi che erano fuggiti in Tanzania due anni fa. Oggi, qui, arrivano due convogli a settimana con 400 persone alla volta. Le testimonianze di due operatrici di GVC.

 

 

LA TESTIMONIANZA DI ALINE      “Nel campo di Kavumu vivono 16mila rifugiati e ogni giorno ne arrivano di nuovi” racconta Aline, assistente sociale di GVC, che ogni mese prepara un piano, distribuisce gli incarichi ai volontari e gira per i 54 quartieri in cui è diviso il campo, per sensibilizzare all’importanza del planning familiare e a una corretta educazione sessuale tra i giovani. “Nei quartieri andiamo a cercare quei malati che dovevano presentarsi regolarmente al Centro di Salute, gestito da GVC, e invece non si sono più fatti vedere, come spesso accade per le persone che hanno l’AIDS” dice. UNAIDS, in occasione della Giornata contro l’Aids del 1 dicembre, ha ricordato in una nota che oggi, nel mondo, 20,9 milioni di persone affette da HIV hanno la possibilità di curarsi mentre nel 2000 erano solo 685mila. Dati positivi anche in Africa, soprattutto nel Sud Africa (dove da sempre l’AIDS rappresenta un problema diffuso) e nell’Africa orientale. Qui i casi di nuove infezioni tra i bambini sono diminuiti del 56%.

 

 

NESSUN CASO DI CONTAGIO NEL CAMPO      Nel campo di Kavumu a Cankuzo, in Burundi, attualmente ci sono 53 malati di AIDS e 230 sieropositivi. “Sono tutti arrivati già ammalati dal Congo. Controlliamo con i test tutti i nuovi arrivati ma qui al campo non abbiamo mai riscontrato nuovi casi” ricorda Aline. Se chi ha sviluppato la malattia è per la maggior parte donna, i sieropositivi sono soprattutto bambini e giovani. Tra questi ultimi, gli operatori di GVC distribuiscono gratuitamente l’ARV, un farmaco complesso di antiretrovirali, che impedisce lo sviluppo della malattia e la sua trasmissione. Nel campo non si sono verificati casi di contagio, anche perché il progetto di GVC prevede un’azione di sensibilizzazione molto serrata. “Abbiamo creato dei club anti AIDS - spiega Aline- e vengono tutti perché facciamo anche musica e mostriamo dei film, distribuiamo i preservativi. Ci aiutano tutti: anche gli insegnanti e i capi dei quartieri, molti dei quali sono anziani e vengono tenuti più in considerazione”. Il campo, spiega Aline, è molto controllato e la prostituzione non è organizzata. “La povertà, però, qui è molto forte, soprattutto tra le donne, per questo tante ragazze sono costrette a prostituirsi, magari per pochi soldi, per una maglietta o anche solo per comprare il cibo per i figli - ricorda-. Le donne, come sempre, anche nel campo si occupano delle loro famiglie ma i giovani e gli uomini non fanno proprio niente, giorno dopo giorno, anno dopo anno, e non hanno nessuna speranza di poter tornare a casa-continua-. Sono tutti tristi e rassegnati. Avrebbero bisogno di lavorare ma nel campo non c’è nessuna possibilità. Non so proprio cosa dire a questa gente per dargli un po’ di speranza”.

 

IL PRONTO SOCCORSO      In un altro campo, quello di Nyabitare, invece, c’è chi è pronto per tornare a casa ed è contento. Qui, la squadra medica di GVC è presente all’arrivo di ogni nuovo convoglio che riporta in patria i rifugiati dalla Tanzania, offrendo anche servizio di pronto soccorso. Ogni settimana, arrivano volontariamente in ottocento su due convogli diversi, per essere poi entro 48 ore accompagnati nei loro villaggi. Sulla via per il rientro, c’è GVC. “Ieri, sono arrivati dei malati con la malaria. Altri, durante il viaggio, hanno contratto la diarrea. Cinque bambini erano gravemente malnutriti, uno con una Kwashiorkor (una forma di malnutrizione acuta gravissima) ” dice Anastasie, infermiera di GVC. Tra i malati, anche molti con l’AIDS. A tutti, GVC fornisce le medicine necessarie. Vengono registrati nel sistema sanitario nazionale e poi ricevono una scorta di viveri, abiti, coperte, attrezzature da cucina e 30 dollari per adulto e 20 per bambino. Poi, rientrano nei loro villaggi. “Credo che a casa verranno accolti bene. Lì ci sono le loro famiglie e i loro amici. E’ vero, ci sono anche i nemici, ma spero che tutti abbiano capito che è meglio vivere in pace” conclude.
 

Bologna, 30 Novembre 2017

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