Man mano che si procede con la ricognizione dei danni, ad Haiti e a Cuba, il quadro della situazione diventa sempre più grigio, se non nero. Il nostro staff presente in entrambe le isole caraibiche, riporta che il numero dei morti ad Haiti è salito a oltre 500. A Cuba più di 1 milione di persone sono state evacuate. Preoccupano soprattutto le perdite dei raccolti, che oscilleranno tra l’80% e il 100% in alcune zone: “Un danno incalcolabile” ci racconta il nostro staff in loco “ma dalle conseguenze tragicamente prevedibili, specie per Haiti dove l’autosufficienza alimentare è cronicamente compromessa e il tasso di mortalità infantile è fra i più alti al mondo, l’88%”.

Haiti: 300 persone decedute finora (anche se alcuni media nazionali parlano già di 500), 80% del raccolto perduto, 350.000 persone in assistenza umanitaria. Cuba: 90% di case danneggiate a Baracoa e 1 milione di persone evacuate.

Noi di GVC, siamo presenti ad Haiti dal terribile terremoto di 5 anni fa, e a Cuba dal 1991 con progetti di cooperazione allo sviluppo, in questi giorni abbiamo mantenuto un filo diretto giorno e notte con gli uffici in loco, cercando di capire esattamente l’entità dei danni. “Purtroppo, nella grottesca sfida dei numeri, Matthew ha superato per impatto catastrofico l’uragano Sandy” racconta Federico Palmas, responsabile GVC per l’area del Centro America e i Caraibi. “Il nostro staff ad Haiti sta bene, ma le comunicazioni non sono facili, così come a Cuba, dove la nostra responsabile paese non riesce a raggiungere parte dei nostri collaboratori nei territori più colpiti”.

“Il problema principale, oltre al numero dei morti che pare destinato a crescere, sono i raccolti: il danno è enorme, le zone più colpite sono tra quelle con il livello di insicurezza alimentare e nutrizionale più compromesso, ma in generale in tutto il paese il ciclone porterà una perdita del raccolto in media del 80%, condannando molte zone rurali a una difficile carestia durante la prossima stagione secca” continua Palmas. “al Paese ancora fortemente dipendente dall’aiuto internazionale a quasi 7 anni dal disastroso terremoto del 2010, dovrà essere garantito tutto il sostegno necessario non solo per risolvere l’emergenza nell’immediato ma anche per prevenire quella che potrebbe essere una gravissima crisi alimentare di portata nazionale”.

Questa difficile situazione si è ulteriormente aggravata a causa del cambiamento climatico (particolarmente grave in tutto il centro America) che incide in maniera molto negativa sulla produzione agricola (mancanza di pioggia, cicloni, erosione del suolo ecc..). “GVC ha lavorato molto sul rafforzamento dell’agricoltura di sussistenza e non, proprio per aiutare il paese a raggiungere una sostenibilità alimentare soddisfacente, introducendo nuovi sistemi di coltivazione, impiegando specie e tecniche colturali più adatte a climi aridi e inariditi e ridurre gli effetti del degrado ambientale. Abbiamo cercato di rendere reperibili cibi dall’apporto nutrizionale migliore: in periodi di siccità (sempre più lunghi) soprattutto nelle aree montane più remote l’incidenza della malnutrizione infantile diventa estrema, registrando numerose dolorose morti soprattutto tra i bambini e in generale le persone più deboli. Come è vero che questa nuova catastrofe non era evitabile, quello che è possibile e doveroso fare sarà prevenire per tempo ed efficacemente l’emergenza alimentare, oltre che il combinato potenzialmente disastroso di questa e la ripresa dei focolai di colera che dal post-Sandy ad oggi sono stati faticosamente riportati ad una situazione di contenimento “ conclude Palmas.

 

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