“Avere accesso all’acqua pulita significa anche avere accesso alla salute, al cibo, all’istruzione e allo sviluppo, sia economico che sociale. Eppure questo diritto viene ancora negato a troppe persone”. A dichiararlo, in occasione della Giornata mondiale dell’acqua, è la nostra Presidente Dina Taddia. La crisi idrica, come denunciato dal World Economic Forum, incide sull’aumento dei flussi migratori e sulla creazione di nuovi conflitti sociali, economici e armati. Per 663 milioni di persone, l’acqua è un’emergenza. Secondo un nuovo report dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, il problema riguarda un quinto della popolazione in 41 paesi. I fronti dell’emergenza, però, si allargano in continuazione: dalle comunità di Haiti colpite da catastrofi naturali, a quelle della Siria con oltre 5,3 milioni di rifugiati.

“LE MANI SULL’ACQUA”   

 “Le mani sull’acqua: migrazioni ambientali e conflitti per il controllo dell’acqua” è il titolo della conferenza che abbiamo organizzato per rilanciare il dibattito sull’impatto che la disponibilità, l’accessibilità e il controllo dell’acqua hanno sui flussi migratori. All’incontro, che si terrà il 31 marzo a partire dalle ore 10:00 a Bologna (Palazzo d’Accursio – Piazza Maggiore, 6) parteciperanno Carlotta Sami - Portavoce di UNHCR, l’Arcivescovo di Bologna Matteo Zuppi, Riccardo Petrella - Promotore Contratto Mondiale sull’Acqua ed esperti del mondo accademico e istituzionale.

IN SIRIA L’ACQUA PUO’ FARE LA DIFFERENZA TRA LA VITA E LA MORTE    

 “Nella città di Damasco, potrebbe essere più semplice comprare una bottiglia di Pepsi che trovare delle bottiglie di acqua minerale”. A dirlo è la nostra collega Erica Beuzer, appena rientrata da una missione in Siria. Nel paese, l’acqua è diventata un’arma da guerra. “L’accesso alle fonti idriche di Damasco è stato razionalizzato a causa del blocco della fonte di Wadi el-Barada- spiega-. Nell’ultimo periodo, le fazioni in guerra hanno bloccato i flussi d’acqua sull’Eufrate, tra Raqqa e Aleppo, negando l’accesso all’acqua ad oltre due milioni di persone”.  Operiamo in cinque diverse aree della Siria, coprendo i bisogni idrici in zone in cui si sono riversati migliaia di sfollati. In città come Aleppo e Damasco, abbiamo creato 25 nuovi punti di accesso all’acqua, reso agibili le reti fognarie e adeguato gli impianti, consentendo l’erogazione di acqua pubblica ad oltre 680 mila persone. Tutto questo, in un paese in cui, già prima del conflitto, la siccità rappresentava un grosso problema.

LA CRISI IDRICA NELLA VALLE DELLA BEKAA

L’emergenza acqua, però, si è anche acutizzata nella valle della Bekaa, in Libano. A soffrire per la scarsità d’acqua sono soprattutto i rifugiati, per i quali abbiamo costruito servizi igienico sanitari in 350 campi profughi informali. Il paese ospita 1,5 milioni di profughi siriani, per una proporzione pari a 183 profughi su 1000 abitanti.

HAITI: UN NUOVO FRONTE DI EMERGENZA     

Ad Haiti, in seguito all’uragano Matthew, l’acqua continua ad essere uno dei problemi più gravi per la popolazione ed è complice dell’ultima epidemia di colera che ha colpito 700mila persone. Sull’isola, garantiamo l’approvvigionamento di acqua potabile a 1500 famiglie. Kit di sanificazione contro la diffusione di malattie, riabilitazione dei punti di sorgente e distribuzione di acqua potabile sono alcune delle attività sul campo.

GVC: UN IMPEGNO GLOBALE    

Continua poi da diversi anni il nostro impegno in zone come la Palestina, dove lavoriamo per rispondere ai bisogni più impellenti delle comunità nei territori occupati dagli israeliani, ma anche in paesi come Nicaragua, Bolivia e  Burundi. Perché l’acqua è un diritto umano fondamentale che deve essere garantito a tutti.