Assistiamo in questi giorni all'aggravarsi della situazione di conflitto nella Striscia di Gaza, a causa della vasta operazione militare denominata Barriera Protettiva.
Le strutture socio-sanitarie, i sistemi di captazione e distribuzione delle acque, le attività produttive ed i servizi scolastici sono stati presi di mira dall'esercito, rendendo ancora più vulnerabile la fragile popolazione di Gaza, condannata da anni da un pesante embargo imposto da Israele.
Secondo il Ministero della Salute, dall' 8 luglio, quando Israele ha lanciato l'operazione militare Barriera Protettiva, 172 persone hanno perso la vita a causa dei bombardamenti e circa 4.000 persone hanno abbandonato le proprie case sotto la pressante richiesta dell'esercito israeliano che minaccia una disastrosa offensiva di terra.
Riteniamo che l’escalation militare vada fermata, e che il diritto di difesa di Israele non possa colpire la popolazione civile, le donne e i bambini indifesi provocando una nuova strage. Le parti in conflitto devono urgentemente creare le condizioni per un immediato cessate il fuoco.
Chiediamo alla società civile, alle autorità nazionali ed alla comunità internazionale l'assunzione di un ruolo attivo al fine di fermare l'escalation tra Israele e la Striscia di Gaza e negoziare una soluzione duratura per la sicurezza della Striscia che preveda la fine dell'embargo israeliano.
Ancora una volta ribadiamo la nostra ferma solidarietà alle donne e agli uomini del popolo palestinese, con cui dal 1990 siamo impegnati a costruire strumenti di pace e di riscatto sociale e civile attraverso progetti di solidarietà e cooperazione internazionale.
Il nostro sostegno alla popolazione di Gaza
GVC e' presente a Gaza con un progetto di Emergenza in appoggio alle strutture di distribuzione di acqua e smaltimento delle acque reflue. Le nostre attività sono state al momento sospese e i movimenti sono resi impossibili dai continui bombardamenti.
Da Gaza il nostro collaboratore locale Ghassan ci racconta di una città sotto assedio, dell'impossibilita' di condurre qualsiasi attività quotidiana, delle restrizioni per l'uso dell'elettricità e dell'acqua e della situazioni di shock permanente che affrontano donne, bambini ed anziani. Il collasso del sistema sanitario, la mancanza di medicine e la chiusura della frontiera con l'Egitto rende difficile curare gli oltre 1.100 feriti sinora causati dall'escalation dei bombardamenti.
I nostri collaboratori a Gaza cercano di reperire informazioni sui danni e di monitorare con difficoltà la sicurezza degli impianti per la potabilizzazione, distribuzione e trattamento delle acque costruiti durante gli ultimi anni, grazie ai progetti della cooperazione internazionale.
Non appena ci saranno le condizioni, torneremo a lavorare attivamente a Gaza, riattivando al più presto i canali di cooperazione con la popolazione e rinnovando il nostro impegno per le persone più vulnerabili e per la creazione di strumenti di pace e di sviluppo umano.