Tredici pozzi per Gaza. Li ha realizzati GVC con il finanziamento della Cooperazione italiana, della Regione Emilia-Romagna e della Provincia di Rimini. Ai pozzi è collegata una rete per l’irrigazione di 3,6 chilometri. Grazie a questo progetto 130 famiglie di agricoltori potranno così tornare a coltivare le proprie terre, in tutto o in parte abbandonate dopo che a fine 2008 l’offensiva militare israeliana aveva distrutto le infrastrutture idriche.
L’intervento GVC è stato inaugurato mercoledì 8 dicembre a Beit Hanoun. Alla cerimonia ha partecipato tra gli altri il presidente dell’Assemblea legislativa dell’Emilia-Romagna Matteo Richetti. “In un momento in cui i tagli mettono a rischio tante attività – ha commentato il presidente – siamo qui anche per ribadire l’importanza di un’attività di cooperazione internazionale che, lontana da ogni approccio ideologico, sa guardare alle esigenze delle persone, soprattutto di chi si trova in una situazione di maggiore difficoltà, e sa trovare risposte concrete ed efficaci”.
“A Gaza la mancanza di acqua – ha spiegato il direttore di GVC Gianluca Borghi – sta bloccando la ripresa della produzione agricola locale. Farla ripartire è un’assoluta priorità non solo per l’economia, visto che il blocco delle importazioni alle frontiere con Israele rende altrimenti problematico il reperimento di prodotti freschi quali ortaggi, frutta e carne provocando una situazione di pericolosa insicurezza alimentare che rischia di danneggiare soprattutto i bambini e le fasce più deboli della popolazione”. Da questa consapevolezza nasce il progetto del GVC.
Grazie a un finanziamento complessivo di 485mila euro GVC ha realizzato 13 pozzi, individuati insieme a Overseas – altra Ong emiliana attiva a Gaza per il ripristino dei terreni abbandonati – per favorire il massimo impatto possibile. Sono poi stati posati 3,6 chilometri di tubature per l’irrigazione, è stato impostato un sistema continuo di monitoraggio della qualità dell’acqua e con un corso di formazione di 80 ore i 130 agricoltori interessati dal progetto sono stati aggiornati sulle tecniche di miglior utilizzo dei pozzi e del sistema d’irrigazione che permetterà di coltivare 740mila metri quadrati.
GVC è al lavoro nei Territori palestinesi occupati dall’inizio degli anni ’90. Nella striscia di Gaza è arrivato nel 1997 con progetti sanitari. Dal 2006 si occupa principalmente di acqua e igiene ambientale. Tra riabilitazione di pozzi, desalinizzatori e acquedotti – al di là dell’irrigazione – ha finora realizzato interventi capaci di garantire acqua potabile a 59mila profughi dei campi di Al-Bureij e Nusseirat, oltre ad aver distribuito a 900 famiglie serbatoi per lo stoccaggio dell’acqua da 1.000 litri l’uno, andati distrutti dall’intervento militare del dicembre 2008-gennaio 2009.
Nella striscia di Gaza GVC ha in corso altri tre progetti. Sempre la Cooperazione italiana ha finanziato con 245mila euro la riattivazione di un dissalatore marino che servirà acqua potabile ai residenti della municipalità di Al Zawaida. L’Ufficio delle Nazioni Unite per gli Affari umanitari (OCHA) sostiene invece due progetti, per complessivi 500mila euro, per connettere 1.070 famiglie alla rete fognaria, con l’obiettivo di ridurre il rischio di malattie connesse all’igiene, quali l’ameba.