Lilli Marinello, rappresentante GVC a Cuba, ci racconta cosa sta succendedo in questi giorni all'Havana. Il 18 dicembre 2014, infatti, è stato un giorno storico per i rapporti tra Cuba e USA: il Presidente Obama ha riconosciuto il fallimento della politica economica dell'embargo, ha annunciato che chiederà al Congresso di rimuoverlo e ha dichiarato che i rapporti diplomatici tra i due paesi riprenderanno.

 

La Habana, Cuba 18 de diciembre de 2014

La mattina del 17 dicembre ero a una riunione di lavoro, con colleghi cubani ed eureopei. Mano a mano che ci avvicinavamo alle 12, cresceva l’aspettativa per l’annunciato discorso del Presidente Raul Castro.

Un discorso breve, pulito, l’annuncio della liberazione di Gerardo, Ramon e Antonio, tre dei cinque cubani incarcerati negli Stati Uniti dal 2001, il rilascio del prigioniero americano per ragioni umanitarie, poi parla del dialogo fra i due paesi, dell’ingiustizia del blocco economico, il più lungo della storia. Ringrazia il Papa e il Canada per la mediazione.

Di seguito il discorso di Obama, riconosce il fallimento di una politica durata più di cinquant’anni, la necessità di cambiamento, l’avvio di un processo graduale di normalizzazone dei rapporti  fra i due paesi. Riconosce che Cuba non è un paese terrorista. Un discorso coraggioso, aperture inaspettate per la maggior parte dei cubani e delle cubane.

Nei posti di lavoro, la gente si abbraccia, piange, qualcuno dice “tutta la mia vita è stata segnata da questa jodedera”, riferendosi all’embargo. Nessuno è indifferente, la gente ride e si aspetta grandi cambiamenti: c’è chi ricorda l’anniversario della morte di Simon Bolivar e chi parla di San Lazaro.

Ripercorro la nostra storia, la storia di GVC a Cuba, vent’anni di lavoro a fianco dei cubani e delle cubane. Iniziando nel 1993-94, pieno “periodo especial“, quando Cuba si trova sola, dopo il crollo del blocco socialista e la perdita del principale socio commerciale.

E' stato allora che, in risposta all’emergenza sanitaria, furono avviate le prime iniziative di cooperazione e solidarietà. Cooperazione e solidarietà che andavano mano nella mano, non c’è dubbio. Venivano avviati i primi programmi dell’Unione Europea, della Cooperazione italiana, i piani della Direzione Generale per gli Aiuti Umanitari e la Protezione Civile della Commissione Europea - ECHO a supporto alla struttura sanitaria e sociale che Cuba ha costruito durante la rivoluzione, un sistema capillare e inclusivo che tutt’ora li contraddistingue.

I Piani Globali prevedevano, oltre alle donazioni di alimenti per i gruppi vulnerabili, l’invio delle materie prime per l’industria farmaceutica: non solo emergenza quindi, si voleva sostenere un settore strategico per il paese. Parallelamente, vennero avviati progetti di sicurezza alimentare con i piccoli produttori agricoli, dove ricerca e produzione andavano di pari passo: recuperare il patrimonio di semi adattati ai climi tropicali e riprodurli nelle Cooperative. Cuba divenne un laboratorio, soprattutto nel settore delle Cooperative Agricole, moltissimi gli interscambi con il mondo cooperativo italiano, l’introduzione di nuove produzioni e il supporto a una struttura organizzativa che andava cambiata, rafforzando le capacità gestionali e decisionali.

I nostri progetti si inserivano nelle strategie locali, in iniziative di eccellenza come la produzione di bio preparati e bio pesticidi per l’agricoltura, dando un contributo al connubio fra produzione e innovazione per ridurre la dipendenza dalle importazioni di pacchetti tecnologi: “arare l’avvenire con vecchi buoi”, come recita la canzone del grande Silvio Rodriguez. A tutt’oggi le nostre iniziative si inseriscono in questa strategia, con il supporto alla filiera del seme e alla produzione alimentare, con enfasi sull’agro ecologia, la tracciabilità della produzione e il decentramento.

Ma non ci occupavamo solo di produzione, ci inserivamo nei cambiamenti in atto, portando il nostro contributo con iniziative innovatrici negli ambiti dell'educazioneprevenzione sanitaria, inserimento dei disabili nelle strutture educative e lavorative. Oggi siamo presenti a Cuba con programmi di sviluppo comunitario e culturale in uno dei quartieri piú problematici de La Habana, El Canal del Cerro, stiamo contribuendo alla costruzione di un’identità comunitaria con i giovani, i bambini, gli anziani, le donne e la realizzazione di un festival annuale di produzioni audiovisive Tierra de Todos del Canal.

GVC ha mantenuto il suo impegno, fino ad oggi, nonostante gli alti e bassi dei finanziatori. Tante iniziative, piccole battaglie percorse a fianco dei nostri soci cubani, con loro discusse, progettate e realizzate. E fra questi, ci fu anche un progetto che non realizzammo nei giorni in cui l’embargo non era ancora caduto, ma fià cominciava a cedere, mi torna in mente.

Era il 1998, la situazione sanitaria del paese era gravissima, mancavano attrezzature e medicine essenziali ed il paese faceva un sforzo enorme per mantenere, con il capitale umano, il livello di assitenza alla popolazione. In particolare, le attrezzature per la prevenzione della lotta ai tumori erano deficitarie un po' d’appertutto, ma soprattutto nelle province. Grazie al lavoro sul territorio, GVC ottenne la donazione di tre cobalto terapie in dismissione dalla Regione Emiglia Romagna. Sarebbero state dotate di nuove capsule, revisionate e inviate a tre Province della Regione Orientale di Cuba. Le autorità di salute mi spiegarono che l’efficacia delle attrezzature in dotazione non raggiungeva il 20%. Studiammo tutta l’operazione, era un progetto complesso, andavano coordinati molti aspetti, il trasferimento alle province delle tre cobalto terapie, la sistemazione dei locali, il montaggio e l'avvio da parte di tecnici specializzati, la dismissione delle vecchie attrezzature. Ricordo che lavorammo parecchio con le controparti cubane ed eravamo tutti convinti dell’importanza dell’iniziativa. Avevamo appena donato varie attrezzature per la prevenzione all’Ospedale oncologico de La Habana. Le capsule di cobalto venivano dalla Francia, ma c’era una componente di origine o una licenza nord-americana. In procinto di partire, ai tecnici fu inviata una lettera che li avvisava che, se fossero partiti per Cuba, sarebbero stati licenziati. Non potemmo realizzare questo progetto, forse non era nemmeno il più importante, ma mi fece pensare: questo è un embargo, colpire le popolazioni nei punti dove sono più sensibili... diritto al cibo, salute, creare l’isolamento.

Oggi il contesto è diverso, Cuba non è piú isolata, il contesto latino americano è cambiato e anche quello internazionale. Medici e professionisti della salute, educazione e agricoltura prestano servizio in decine di Paesi, in Africa e America Latina e in paesi molto più ricchi, come Brasile e Venezuela. Le Nazioni Unite e l’Organizzazione Mondiale della Sanità riconoscono l’enorme valore di questa collaborazione.

Nel suo discorso, il presidente Obama riconosce il diritto di Cuba a procedere alle riforme economiche, con i propri tempi.

Per il paese, la sfida per l’autosufficienza alimentare e la modernizzazione dell’economia continua, ma a condizioni più eque, tutti ce lo auguriamo. 

 

Una testimonianza di Lilli Marinello, rappresentante paese GVC a Cuba.