La crisi in Siria è stata ufficialmente classificata dalla comunità internazionale come guerra civile, in seguito all'escalation di violenza avvenuta nelle scorse settimane.
Il 3 settembre l’UNHCR ha comunicato inoltre che il numero di rifugiati è salito a quota 2 milioni, di cui la metà sono bambini sotto i 10 anni, e si può affermare che questa cifra è destinata ad aumentare se si dovesse estendere il conflitto.
Attualmente il paese confinante che riceve il numero più elevato di profughi è il Libano, con una presenza di circa 716mila siriani in fuga, ed è proprio in Libano che GVC lavora dal 2012 per dare assistenza alla popolazione locale nella prima delicata fase di accoglienza.
La presenza di GVC nell'area risale al 2006 e nel corso degli anni sono stati realizzati numerosi progetti sia in Libano che in Siria, dove si spera di tornare ad operare.
Forti di queste esperienze e fermi nella posizione di dare supporto alla popolazione civile interessata dal conflitto, dal 2012 diverse sono state le collaborazioni con organismi internazionali per la creazione di progetti a carattere emergenziale. Si è intervenuti principalmente nella valle della Beqaa, al confine tra Libano con la Siria.
Le aree interessate dai progetti di GVC (guarda il video di RaiNews24 dalla valle della Beqaa, clicca qui ) sono quelle di Mashari' Al Qaa, una sorta di area cuscinetto nella quale l’unica ong operante è proprio GVC, il Villaggio di Al Qaa, la città di Hermel e i villaggi rurali attorno a Labwe e a nord di Baalbek. Tutte le aree sono particolarmente colpite dalla crisi siriana a causa delle chiusura della frontiera che ha determinato una riduzione delle attività commerciali e, soprattutto, l'arrivo di un elevato numero di famiglie in cerca di riparo.
Gli interventi di GVC
Bisogna ricordare, innanzitutto che grazie alla campagna di raccolta fondi portata avanti da AGIRE, l’Agenzia Italiana Risposte Emergenze di cui GVC fa parte, si sono potute migliorare le condizioni di vita delle famiglie di rifugiati siriane presenti nella zona interessata attraverso una prima distribuzione di aiuti non alimentari per 430 famiglie. Ogni famiglia, in particolare, ha ricevuto un kit igienico, un baby kit per i bambino al di sotto dei 3 anni, un secchio, due taniche da 10 litri, circa 360 Aquatabs per la potabilizzazione dell’acqua ed un filtro di ceramica.
Sono state distribuite 250 taniche per l'acqua e predisposta l'installazione di 2 cisterne da 1.000 litri per lo stoccaggio dell'acqua, in modo da garantire ai profughi un approvvigionamento idrico sufficientemente costante e una disponibilità di acqua potabile adeguata. Nello specifico, per assicurare l’accesso all'acqua, si è cercato il sostegno alla comunità libanese ospitante, in particolare dei proprietari terrieri che hanno messo a disposizione delle famiglie rifugiate l’acqua pompata direttamente dai pozzi di loro proprietà. I pozzi erano utilizzati in passato esclusivamente a scopo agricolo, ma in seguito all'arrivo dei profughi lo sfruttamento si è fatto sempre più intensivo, comportando un aumento sostanzioso dei costi a carico della popolazione libanese. Per questo motivo uno degli obiettivi del progetto è stato quello di garantire la stabilità sociale dell’area, cercando un punto di equilibrio tra le esigenze di entrambi i gruppi e portando avanti un’opera di sensibilizzazione comune.
A livello istituzionale italiano, grazie al sostegno della Regione Emilia Romagna, si è potuto implementare, sempre nella stessa zona, l’accesso a servizi igienici e acqua per uso domestico, migliorando le condizioni di salute generale, mentre altro materiale è stato fornito anche dalla Cooperazione Italiana: nello specifico 50 kit igienici, 155 dignity kit, 200 materassi, 50 stufe e 100 coperte.
Un ulteriore progetto, finanziato da Unione Europea e ECHO, ha fornito sostegno durante l’inverno passato attraverso la distribuzione di 485 stufe, 3000 coperte, 220 tarpaulins e sostenendo 730 famiglie nell'acquisto di combustibile per le stufe. Dalla primavera di quest’anno l’intervento si è concentrato sulle ultime famiglie arrivate, fornendo loro il sostegno basico per coprire il primo mese di permanenza, considerando che questo è il tempo media di attesa per la registrazione presso UNHCR. Circa 1600 famiglie sono state supportate con la distribuzione di: 1523 kitchen set, 5472 materassi, 7680 coperte, 1049 dignity kit, 1086 kit igienici e 614 kit per bambini. Dall'inizio dell’intervento si è inoltre tentato di garantire l’accesso all'acqua potabile e a strutture sanitarie di base per le 8168 persone coinvolte. Importante è ricordare che è stato fornito un forte supporto alla popolazione libanese ospitante, nello sforzo di non aggravare la situazione socio-economica locale, già di per sé piuttosto precaria.
La stessa tipologia di intervento è stata resa possibile anche grazie ad UNICEF. Agendo nelle tre aree distinte della valle della Beqaa, per raggiungere i 2470 beneficiari del progetto sono state costruite in totale 293 latrine di emergenza, distribuiti e installati 276 serbatoi d’acqua e Hh filtri, 2120 kit igienici e 320 kit per bambini. Questa distribuzione è stata preceduta da valutazioni effettuate sul campo, da attività di monitoraggio e da colloqui effettuati con le autorità locali e i leader religiosi, in modo da comprendere le reali necessità e poter organizzare un’azione di sensibilizzazione in merito alle norme igieniche da seguire per ridurre il rischio di infezioni e malattie nella zona. Inoltre, grazie al finanziamento del WFP - World Food Program, sono stati distribuiti oltre 1500 Food Parcels (ogni Food Parcel è composto da due scatoloni) alla popolazione sfollata nel nord del Libano.
OCHA ha finanziato poi un progetto perseguendo gli stessi obiettivi di UNICEF e ECHO, implementando l’accesso all'acqua potabile e la sensibilizzazione sulle questioni igieniche a favore di 1005 famiglie residenti nella zona est della valle della Beqaa. In aggiunta rispetto agli altri interventi citati, si è tentato di realizzare i lavori necessari al completamento della rete acquifera pubblica ad Hermel, in modo da fornire l’accesso all'acqua al maggior numero di rifugiati possibile nonché alla popolazione locale.
L’azione di GVC rispetto al conflitto siriano non si esaurisce con i progetti presentati, ma continuerà ad essere portata avanti attraverso altre iniziative d’intervento future. In linea con la propria missione, infatti, GVC continuerà ad operare al fine di affermare i diritti umani e la pari dignità sia dei rifugiati siriani che della popolazione ospitante.