Domenica 12 aprile si è conclusa la Cumbre de las Américas, riunione plenaria dell’Organizzazione degli Stati Americani (Organización de Estados Americanos – OEA), che quest’anno, a Panama, ha visto la partecipazione di Cuba, per la prima volta, dopo la sua espulsione nel 1962. Alcuni ricorderanno lo storico discorso di Ernesto “Che” Guevara dell’8 agosto 1961, a Punta del Este (Uruguay) che denunciava le divisioni fra i paesi e  l’isolamento imposto a Cuba (e che scatenò l'ira e l'espulsione). Ma i tempi sono cambiati e per la prima volta i presidenti di Stati Uniti e Cuba, Barack Obama e Raúl Castro, si sono ritrovati a parlare l’uno dopo l’altro. In entrambi i discorsi hanno ribadito la volontà di dare una svolta alle relazioni fra i due paesi, verso il disgelo e la collaborazione.

La nostra Lilli Marinello, responsabile della sede del GVC a Cuba, racconta che “nella sfilata dei popoli e dei loro rappresentanti, in cui si discute, fra gli uni e gli altri,  ognuno con la loro lingua, hanno trovato posto tutte le differenze e le sfumature, ma tutti i capi di stato indistintamente hanno  celebrato, nei loro discorsi, un continente di  pace, cosa non di poco conto”.

Il continente americano sembra essersi lasciato alle spalle l’epoca oscura in cui i governi, spesso imposti dall’esterno, erano nemici dei loro stessi popoli. E tutti ci auguriamo che quei tempi non ritornino davvero più”.

La Cumbre nel suo complesso ha perciò applaudito il dialogo fra Cuba e Stati Uniti. Raúl e Obama si sono stretti la mano in pubblico, fra i flash dei fotografi, lasciando così ai posteri la foto-simbolo del 2015. Non solo, i presidenti e le presidenti hanno anche festeggiato il dialogo di pace della Colombia: dopo più di 30 anni di tentativi falliti, si è arrivati all’attuale processo di pace, in cui i rappresentanti della guerriglia e del  governo si danno appuntamento a l’Avana, mese dopo mese, con l’appoggio e la mediazione dei paesi dell’area.

Le Americhe non vogliono più guerre, né padroni. I popoli reclamano una distribuzione più equa delle enormi ricchezze del continente, all’insegna della 'prosperità con equità' che significa crescita sì ma nell’uguaglianza: non è semplice ma è necessario. E il nostro ruolo come ONG è essere sempre al fianco delle popolazioni”.

E noi condividiamo in pieno le parole di Lilli.