Cooperative di servizi e sanità integrativa, servizi per la terza età e per la non autosufficienza e inserimento lavorativo dei disabili. Sono stati questi i temi principali della study visit della delegazione cubana formata da esperti della rete che ogni giorno contribuisce al successo del progetto “Compartiendo caminos de insercion y cuidado” di GVC a Cuba. Quello che si è tenuto dal 13 al 25 ottobre tra Bologna e Trieste è stato un viaggio conoscitivo che ha spaziato dallo studio della normativa italiana sulle cooperative - che include nella sua Costituzione un articolo dedicato ad esse - alle esperienze di cooperazione nel settore dei servizi e dell’assistenza agli anziani e ai non autosufficienti, fino a quelle di inserimento professionale in qualità di soci lavoratori dei soggetti svantaggiati. GVC ha invece presentato a Legacoop ER, al Comune di Bologna così come alle cooperative visitate, tra le quali Cadiai, il suo progetto pilota che prevede l’inclusione attiva degli anziani dei centri dell’ Avana Vecchia, oggi assistenti nei corsi di formazione e avviamento professionale per i giovani disabili.

 

LA POPOLAZIONE DELL'AVANA INVECCHIA          Nel 2030, l’Avana rischia di essere la città con la percentuale più elevata di anziani di tutta l’America Latina. Cuba condivide con l’Italia, infatti, il problema del calo demografico, sebbene abbia uno dei tassi di mortalità infantile tra i più bassi al mondo. Il sistema di sanità pubblica – relativamente giovane perché nato dopo la Rivoluzione - garantisce gratuità, universalità e accessibilità a tutti, e dunque anche una maggiore longevità sull’isola che vanta la presenza di 21 facoltà di medicina, anche se le capacità di ricerca e di spesa per le importazioni di prodotti per la salute risultano essere severamente inficiate dagli effetti del blocco degli Stati Uniti.  Il tasso di anzianità nel paese (19% circa) ha reso il problema della non autosufficienza sempre più rilevante, aprendo a un intervento di tipo integrativo da parte di numerosi professionisti, in realtà soprattutto delle donne. Ad oggi, la maggior parte dei servizi viene realizzata all’interno dei Centri pubblici, ma esistono  esperienze individuali e non organizzate,  anche perché il paese ha solo di recente sperimentato la nascita di realtà cooperative non agricole, attive nel settore dei servizi, che sono riconosciute dall’attuale ordinamento nazionale ma che rappresentano una realtà ancora incipiente. Lo stesso  avviene per le cooperative di inserimento lavorativo dei soggetti svantaggiati, in Italia definite “cooperative di tipo B”, che offrono un impiego, tra gli altri, a persone con disabilità fisica e psichica.

Gli anziani sostengono i giovani disabili cubani grazie al progetto di GVC

LO SCAMBIO ITALIA-CUBA          Ed è dal necessario confronto tra due realtà che presentano indubbiamente affinità di intenti che è nata l’iniziativa di interscambio tra Italia e Cuba, organizzata da GVC all’interno del quadro del progetto “Compartiendo caminos de insercion y cuidado” e co finanziata dalla Delegazione dell'Unione Europea a Cuba, presieduta da Lilli Marinello, Country Representative di GVC. La visita della delegazione, che si è tenuta tra il 13 e il 25 ottobre a Bologna e Trieste, ha consentito agli esperti cubani di confrontarsi con realtà aderenti a Legacoop quali Cadiai e Copaps, oltre che con l’Università di Bologna e in particolare con l’ufficio Tecnolab che si occupa del supporto  agli studenti svantaggiati. Non solo cooperazione e sanità integrativa. Servizi per gli anziani e per i soggetti non autosufficienti e inserimento lavorativo dei disabili sono stati gli altri temi dello scambio, dei quali il progetto di GVC rappresenta una sintesi perfetta.


Anziani del centro diurno dell'Avana vecchia e disabili, insieme, dopo uno spettacolo di psico balletto a Cuba 

FORMAZIONE E LAVORO PER ANZIANI E DISABILI          A Cuba, infatti, l’organizzazione collabora con l’Oficina del Historiador de la Ciudad de la Habana, con la Sociedad Civil Comunidad, Patrimonio y Medio Ambiente, nel quadro di un Progetto co-finanziato dall'Unione Europea,  dalla Regione Autonoma  Friuli Venezia Giulia, con il sostegno di una rete di partner che va dall’ong Kallipolis fino a Legacoop Emilia Romagna, Cadiai e la fondazione Mundubat, per offrire percorsi di formazione e inserimento lavorativo a giovani disabili, con il supporto degli anziani dei centri dell’Avana che fungono in molti casi da insegnanti e mentori, in un progetto che prevede il coinvolgimento diretto di 700 beneficiari. “Ciò che ha colpito tutti in Italia è il grado di innovazione del nostro progetto che opera sul miglioramento dell’attenzione alla terza età, rendendo evidente che gli anziani possono essere una risorsa, e contemporaneamente con i giovani che hanno disabilità intellettiva, puntando al raggiungimento di buoni livelli di indipendenza prima ancora che all’inserimento lavorativo – spiega Lilli Marinello, Country Representative di GVC-. E’ un’esperienza molto nuova a Cuba, dove la catena dell’assistenza è quasi tutta al femminile, con un elevato livello di professionalità. Il nostro progetto lavora molto sulla gender equality perché molto spesso a occuparsi di anziani e disabili, nelle famiglie, sono proprio le donne che spesso sono costrette a lasciare il lavoro”. Nell’Avana Vecchia, si calcola che le persone con disabilità psichica e fisica siano circa 2700.  Dopo  il percorso scolastico nelle scuole speciali che frequentano fino al raggiungimento del 18esimo anno di età, non esistono servizi di formazione al lavori per i disabili che restano, nella maggior parte dei casi, a carico delle famiglie.


Una foto della delegazione cubana in visita alla cooperativa italiana CADIAI. Photo credits: Giselle Sartori @GVC Italia

SUPERARE LE PAURE INSIEME A GVC          Grazie al progetto di GVC, invece, gli anziani sono diventati parte fondamentale di un progetto di integrazione e inclusione lavorativa dei disabili, oltre che un valido sostegno nella mediazione necessaria al superamento di ogni situazione di vulnerabilità. “Ci sono genitori, soprattutto madri, perché da parte dei padri c’è un forte abbandono nelle famiglie con giovani disabili, che alle volte intervengono nel processo di inclusione, spesso spinte da un senso di iper protezione: ci sono stati alcuni casi di madri  che dopo la formazione, per paura o per difficoltà logistiche, hanno interrotto il processo di inserimento lavorativo del figlio per timore dei pericoli esterni” spiega Lilli.   “E’ successo di recente con una giovane. Noi però continueremo a lavorare, finché la madre capirà che quello che sta sperimentando la figlia è il migliore percorso che si possa scegliere; per altre famiglie invece l’inserimento rappresenta un passo estremamente importante, anche economicamente, visto che i loro figli e le loro figlie percepiranno direttamente uno stipendio in cambio del loro lavoro”. Oltre ad avere un effetto diretto sui giovani disabili, offre un grado superiore di autonomia anche ai genitori stessi e per le madri, la possibilità di tornare a esercitare una professione. Le buone pratiche del progetto verranno diffuse attraverso la Rete delle città patrimoniali dell’isola con il coordinamento della Oficina del Historiador al fine di diffondere l’esperienza acquisita.

 

Bologna, 29 Ottobre 2018