GVC commenta in una nota i nuovi sviluppi della vicenda giudiziaria del caso Lo Porto.

 

LO PORTO, IL CASO NON SI ARCHIVIA      "Apprendiamo con soddisfazione che la GIP del Tribunale di Roma, Anna Maria Gavoni, ha accolto le richieste della famiglia di Giovanni di non archiviare il caso” ha dichiarato Dina Taddia, Presidente di GVC, ong bolognese per la quale il cooperante Giovanni Lo Porto aveva lavorato in passato. Il giudice ha infatti disposto che le indagini proseguano e ha chiesto, inoltre, l'apertura degli archivi segreti statunitensi affinché si possa fare chiarezza sulla morte del cooperante sequestrato nel 2012 e tenuto in ostaggio per tre anni in Pakistan da una banda vicina ad Al Qaeda, mentre prestava servizio come operatore umanitario. Giovanni era infatti nel paese, grazie ad un programma dell'Unione europea, per portare aiuti alla popolazione colpita prima da un grave terremoto e poi da violente alluvioni.

L'ITALIA DEVE SAPERE LA VERITA'     Sin dalla tragica notizia della sua morte, GVC ha chiesto che il caso non fosse dimenticato, opponendosi strenuamente all'ipotesi che il caso fosse archiviato. “La decisione della GIP di Milano non è solo un’occasione importante per far luce sulla morte di Giovanni ma anche per porre alle istituzioni e all'opinione pubblica un quesito sempre più urgente, quello relativo all’uso delle armi e dei droni, capaci di annientare vite umane di civili inermi e di annichilire la pacifica convivenza” ha dichiarato Margherita Romanelli, policy advisor di GVC e amica del cooperante. “Per noi la guerra non risolve le grandi questioni internazionali- ha continuato-. Una cultura del dialogo, dell’equità e del rispetto dei diritti umani sono i principi in cui crediamo di cui Giovanni è stato testimone con la propria vita”.

IN MEMORIA DI GIOVANNI    GVC continuerà a seguire la vicenda e ad aspettare insieme alla famiglia i risultati dell’indagine, ricordando Giovanni, e con lui quanti hanno perso la vita a causa di operazioni militari o per la guerra, mentre svolgevano il proprio lavoro di aiuto umanitario, anche grazie al premio Lo Porto del Terra di Tutti Film Festival che ogni anno si tiene a Bologna ad ottobre, istituito nel 2015 in collaborazione con la London Metropolitan University dove Giovanni si era laureato.