“L’inchiesta sull’uccisione di Giovanni Lo Porto non può e non deve essere chiusa”. Così, l’ong GVC – Gruppo di volontariato civile commenta la richiesta di archiviazione della procura di Roma che impedirebbe di chiarire le responsabilità nella morte del cooperante italiano. Rapito da miliziani jihadisti e ucciso da un drone statunitense in Pakistan, Lo Porto aveva lavorato ad Haiti con GVC, prima di partire con l’ong tedesca Welt Hunger Hilfe verso il paese in cui ha perso la vita.

“Il risarcimento alla famiglia della Casa Bianca e le pubbliche scuse di Barack Obama non bastano e non devono tradursi in una  rinuncia a scoprire la verità, promessa dall’allora stesso presidente della Casa Bianca - si chiarisce-. Non è accettabile che ci si arrenda, tanto più senza aver fatto alcun tentativo”. Aperta inizialmente come sequestro di persona a scopo di terrorismo, l’indagine si è poi allargata fino a comprendere l’ipotesi di reato di omicidio a carico di ignoti. Ora, la procura di Roma dichiara di voler rinunciare, archiviando il caso. “In quanto organizzazione non governativa che opera in oltre venti paesi del mondo nella cooperazione allo sviluppo e in contesti di emergenza, ribadiamo la nostra preoccupazione nei confronti degli attacchi teleguidati durante quelle che vengono definite operazioni antiterrorismo. La società civile, i cittadini devono dimostrarsi determinati nel pretendere la verità su Lo Porto, ma anche su quanto avviene durante questi attacchi: è un obbligo morale che abbiamo in quanto paese che ha sottoscritto la Convenzione di Ginevra del 1949 sulla protezione dei civili.

“I cosiddetti danni collaterali degli attacchi telecomandati sono devastanti- ha dichiarato la policy advisor di GVC, Margherita Romanelli-. Infatti, l’associazione inglese Reprive segnala oltre 4.000 civili vittime innocenti degli attacchi dei droni (un quarto, bambini), nonché morti nascoste all’opinione pubblica e persino ai Parlamenti, come ha denunciato una ricerca presentata all’inizio di questo anno alla Camera dei Deputati da parte dell’Archivio Disarmo. Non fare chiarezza è un attacco alla democrazia, considerato che in Italia il 74% degli intervistati da uno studio condotto dal Pew Research Center sono contrari all’uso dei droni armati”.

GVC si dichiara convinta che la lotta al terrorismo debba passare attraverso soluzioni diplomatiche e strumenti volti a contrastare disuguaglianze e ingiustizie nei paesi in cui, non a caso, si annidano le cellule jihadiste, piuttosto che attraverso attacchi che finiscono per mietere migliaia di vittime tra i civili e consegnare così le comunità ai gruppi estremisti.

Bologna, 27 luglio 2017