Le recenti immagini del Nepal ci hanno ricordato quelle che abbiamo visto a Haiti, con il terribile terremoto del 2010: anche allora come ONG siamo partiti per la missione di emergenza. E siamo presenti ancora oggi, perché non si deve dimenticare che dopo lo shock iniziale e la solidarietà internazionale, i riflettori dei media si sono spenti ma c'è stato un grosso lavoro di ricostruzione da fare, soprattutto per evitare, nella misura possibile, che le situazioni si ripetano. Non si possono evitare calamità naturali, ovviamente, ma si può lavorare per lo sviluppo e l'autonomia della popolazione, agendo sulle politiche ambientali e di sufficienza alimentare, affinché la povertà non continui ad essere endemica e si spezzi la dipendenza dagli aiuti esterni.

Per questo motivo GVC in questi anni ha accompagnato la popolazione locale in diversi progetti legati alla sicurezza alimentare e alla gestione sostenibile dell'ambiente, punti cruciali (e finora deboli) dell'isola caraibica. Il 50% della popolazione (10.413.211 abitanti) infatti vive in ambito rurale, dove generalmente si pratica un'agricoltura di sussistenza. La mancanza di competitività rispetto ai prodotti importati relega tra l'altro la produzione esclusivamente al mercato interno. Inoltre, nel paese si produce solo il 50% dei prodotti che vi circolano, mentre il resto viene importato o distribuito sotto forma di aiuto alimentare. Gli stessi produttori sono quindi costretti ad acquistare parte degli alimenti di cui hanno bisogno. Un grosso squilibrio nella bilancia commerciale fra import e export che non giova certo all'economia del paese, rendendolo troppo dipendente dalle importazioni di prodotti alimentari di base. 

Le cause di questo squilibrio vanno ricercate nelle politiche liberiste applicate, le piccole dimensioni delle aree produttive, la mancanza di mano d’opera (a causa della forte immigrazione verso aree urbane o l’estero) e l’arretratezza dei sistemi di produzione e dei servizi (mancano programmi di credito, conoscenze tecniche da parte dei produttori e scarso controllo dei prezzi di mercato).  

Questa già di per sé difficile situazione si è ulteriormente aggravata a causa dei cambiamenti climatici che incidono, in maniera molto negativa, sulla produzione agricola (mancanza di pioggia, cicloni, erosione del suolo ecc..).  Nei giorni della missione di monitoraggio di GVC (maggio 2015) il Centre National de Sécurité Alimentaire - CNSA, in collaborazione con i partner internazionali fra cui GVC, ha realizzato uno studio per determinare il livello di rischio di carestia per la mancanza di piogge in questo periodo dell’anno, che è quando si realizza il raccolto principale. Ad oggi, non c’è alcuna germogliazione e si prevede che il raccolto vada completamente perduto. Con conseguenze disastrose per la sussistenza delle persone. Considerato poi che la campagna elettorale in corso per le elezioni previste il prossimo 8 agosto con ogni probabilità oscurerà “i problemi reali” della popolazione, il rischio di forti tensioni sociali è alto, anche secondo molti osservatori internazionali.

E' per questo che per limitare i danni e agire per tempo con programmi di prevenzione e supporto, è stato realizzato lo studio citato sopra "Vorremmo lanciare un allarme rivolto alle istituzioni locali ed internazionali in modo da poter identificare un piano di intervento a sostegno della popolazione rurale duramente colpita dalla siccità" dichiara William Jean, il referente del CNSA per il Dipartimento del Plateau Central. Secondo il rappresentante del CNSA bisognerebbe infatti definire e pianificare da subito una serie di interventi per sostenere le popolazioni rurali e ridurre gli effetti causati dal degrado ambientale. Avviare attività di distribuzione di alimenti e di sostegno al reddito familiare (cash for work) nel breve periodo mentre a lungo termine sensibilizzare la popolazione rispetto ai problemi ambientali, realizzando attività di rimboschimento e difesa del suolo. "Solo se ci sarà un cambiamento di mentalità nella popolazione si può sperare in un futuro più sostenibile per Haiti" continua William Jean.

Gli interventi di GVC, presente ad Haiti dal 2010, già da tempo seguono le linee indicate dal CNSA, con progetti in corso nei dipartimenti centrali e occidentali, zona di Nippes. Inoltre, ha sviluppato anche programmi transfrontalieri che coinvolgono le haitiani e domenicani. In particolare, i progetti in corso nelle comunità dei municipi di Cerca La Source e Cerca Carvajal hanno come obiettivo di rafforzare la resilienza della popolazione rurale, più  vulnerabile rispetto alla sicurezza alimentare, con attività rivolte a:

  1. migliorare le capacità di gestione delle risorse produttive delle famiglie contadine, aumentando la loro capacità di adattamento ai cambiamenti climatici attraverso la  diffusione di pratiche agro-ecologiche, la conservazione del suolo, la distribuzione di sementi autoctone resistenti alla siccità;
  1. rafforzare i sistemi  di analisi e coordinamento degli attori istituzionali legati alla valutazione e analisi delle vulnerabilità, come strategia di preparazione e resistenza agli shock;
  1. migliorare le capacità dei gruppi più vulnerabili di soddisfare i bisogni primari quali l'alimentazione, l'acqua  e la salute.

La scorsa settimana si è conclusa la prima fase di distribuzione delle sementi autoctone particolarmente resistenti alla siccità  per il ciclo produttivo aprile-luglio, selezionate dalla Facoltà di Agraria di Firenze e dal CNSA. Non sono processi immediati né semplici, ma GVC crede fortemente che la creazione dell'autonomia e della sostenibilità, economica e sociale, nel lungo periodo, siano gli aiuti più necessari ed efficaci per lo sviluppo reale e duraturo dei paesi più svantaggiati.