In Burundi, con chi percorre tre chilometri al giorno per raggiungere la fonte d'acqua più vicina. Per capire cosa significhi fare lunghe camminate per poter dissetare i propri figli solo con acqua torbida e malsana, il nostro Valter Garau ha accompagnato due madri lungo la via che conduce a fonti che provocano continue malattie intestinali e disagi, soprattutto nei più piccoli. 

 

di Valter Garau*


 

IL BURUNDI è uno dei paesi più poveri del continente africano. A seguito delle frizioni etniche sfociate nei primi anni del duemila, in 7 anni di guerra civile, dal 2015, a seguito del colpo di Stato, il Burundi ha subito un ulteriore tracollo politico, che ha prodotto nuovi conflitti e ha esacerbato quelli già presenti. Negli ultimi anni, oltre che dalle violenze etniche, il Burundi è stato colpito dagli effetti del fenomeno climatico El Niño. Tra il settembre 2015 e l'ottobre 2016, infatti, questa massiccia perturbazione atmosferica ha provocato inondazioni e siccità, aggravando la già disperata situazione della popolazione, ormai sempre più dipendente dagli aiuti umanitari della comunità internazionale. Oggi, ci sono circa 4.6 milioni di persone che soffrono a causa della scarsità di cibo e acqua, la maggior parte dei quali sono bambini, spesso costretti  ad abbandonare la scuola e a sostenere le proprie famiglie. Nella Provincia di Makamba, nel Nord-est  del Burundi, le scarse piogge degli ultimi due anni, hanno messo in crisi il settore agricolo, la principale fonte di sostentamento della popolazione. A queste difficoltà si deve aggiungere la mancanza di infrastrutture e l’insufficienza di un'adeguata distribuzione di acqua potabile.

 

 

LE STORIE

 

3 KM AL GIORNO PER L'ACQUA    Christine Nimbere è una madre di 6 figli che vive nelle colline di Mulessi, nella Provincia di Makamba. Le accompagno lungo il tragitto di 3 Km che tutti i giorni, insieme coi figli, deve fare per raggiungere a piedi l’unica fonte d’acqua disponibile. La famiglia di Christine vive di agricoltura, attività che rappresenta il 70% del fabbisogno alimentare dei propri figli.  Purtroppo, negli ultimi anni, i raccolti sono stati sempre più scarsi. Il problema principale di Christine e della sua famiglia è la fruibilità di acqua.  La fonte che abitualmente utilizzano, è lontana da casa ed è spesso inquinata. Ne sanno qualcosa i figli di Christine, che svariate volte hanno subito infezioni intestinali e malattie legate all’uso di acqua non pulita.

 

 

LUNGO LA VIA CHE CONDUCE ALL'UNICA FONTE D'ACQUA     Sulle colline di Ndago, in provincia di Makamba, incontriamo Minami Violetta, 42 anni e madre di 8 figli. Lei ed il marito sono agricoltori e il terreno che coltivano è un terreno non particolarmente fertile. Possono coltivare solo fagioli, manioca e qualche pianta di caffè. Il raccolto è appena sufficente per sfamare la famiglia e per raccogliere un po’ di denaro grazie alla vendita dei prodotti. Anche per Violetta e la sua famiglia il problema principale è l’acqua.  Con lei ho visitato l' unica fonte di acqua pulita per le 60 famiglie della collina che dista circa 2 km da casa sua. I figli, e Violetta stessa, vanno tutti i giorni alla fonte per riempire le taniche con circa 40 litri di acqua, quantità che rappresenta il loro fabbisogno giornaliero. Purtroppo, a causa delle precipitazioni incostanti e alla mancanza di una struttura che possa raccogliere l’acqua durante le stagioni più piovose, spesso l’acqua che sgorga dalla fonte è torbida e malsana, fatto che ha provocato problemi di salute alla famiglia di Violetta e al resto della comunità di Ndago. 

 

 

 *Valter Garau è un cooperante di GVC in Burundi

GVC ha dato vita alla campagna di raccolta fondi www.gocciaagoccia.org per riportare l'acqua in Burundi, Siria, Libano e ad Haiti. Scopri ora come dare il tuo contributo.