Donne in dolce attesa, madri che allattano o donne che hanno bambini molto piccoli: è a queste famiglie che sono destinati i voucher che GVC sta consegnando nelle province del Soum e del Loroum. Eppure, della distribuzione di questi buoni beneficiano in tanti, perché mettono in circolo l’economia e aiutano anche agricoltori e commercianti, oltre a dare un impulso allo sviluppo dei servizi socio sanitari. Scegliere a chi destinare questo sostegno rimane complicato. Perché qui le statistiche parlano di un 42,2% di famiglie povere e di un 34,9% estremamente indigenti. Individuare chi deve essere sostenuto in via prioritaria richiede un lavoro molto attento in fase di valutazione. Fanny Kabré, giornalista franco-burkinabé, ha realizzato per l’Unione Europea delle video interviste sul campo, raccogliendo le testimonianze degli operatori di GVC e dei beneficiari del progetto.

 

SADOU AIUTERA’ LA SUA FAMIGLIA      “Userò una parte di questi 10mila franchi per mangiare. Il resto lo vorrei investire in un progetto di lungo periodo. Potrei creare un allevamento. Bastano uno o due polli per iniziare. Ciò apporterebbe benefici alla mia famiglia e mi consentirebbe di saldare i debiti, diminuendo così il tasso di povertà. Certo, se il danaro venisse usato male, potrebbe essere tragico”. A raccontarlo è Sadou, un uomo che vive nel villaggio di Selbonga. in Burkina Faso. E’ il capo di una famiglia in cui ci sono cinque bimbi da 0 a 5 anni, 6 adolescenti, 2 uomini e 3 donne, una delle quali con più di 65 anni. Anche lui è tra le persone che, in fila di fronte la Cassa popolare di Titao, hanno ritirato i buoni che GVC – grazie al Fondo fiduciario d'Urgenza per l’Africa dell’Unione europea - ha distribuito alle famiglie più vulnerabili delle province del Loroum e del Soum, nelle regioni del Nord e del Sahel in Burkina Faso.

ODETTE, UNO ZAINO PER LA SCUOLA      Eppure, avere la possibilità di ricevere un sostegno economico non significa soltanto soddisfare i bisogni alimentari ma anche avere la possibilità di continuare a far studiare i propri figli. “Il mio bambino aveva bisogno di uno zaino per la scuola. Quello che aveva si è rotto. Ne ha chiesto uno a suo padre ma si è rifiutato di comprarglielo. Ieri, è venuto in lacrime da me dicendomi che ne aveva bisogno - spiega Odette in una testimonianza video girata a Ouindigui, villaggio nella Provincia del Loroum che conta 111 famiglie beneficiarie, durante la prima distribuzione di voucher del 2018-. Grazie al danaro che ho ricevuto questa mattina, potrò comprargliene uno. Con il resto, comprerò i vestitini per la scuola a tutti i miei figli”.

 

 

I NUMERI DEL PROGETTO      Il progetto, gestito in partnership con un consorzio di 11 ong internazionali, è partito nel maggio del 2017 e fino ad ora ha consentito di distribuire 992 voucher mensili nel Loroum e 1.984 nel Soum, per un totale di 2.976 famiglie e di 27.066 persone che hanno beneficiato di questa attività e hanno ricevuto voucher alimentari (per un valore di 20mila franchi al mese) tra i mesi di luglio e ottobre, e voucher di 10mila franchi al mese, tra gennaio e maggio. Durante la stagione delle piogge, da maggio a settembre, si riprenderà con i buoni alimentari. Quella estiva è la stagione più critica perché coincide con la fase della semina, quando si è ancora in attesa del nuovo raccolto e le riserve dell'anno precedente sono terminate. Lavorare in queste regioni è difficile: le zone sono sulla frontiera, remote, e di difficile accesso. Non ci sono strade ma solo piste in terra battuta che durante la stagione delle piogge si allagano, ricoprono i ponti diventando inaccessibili e lasciando intere località isolate. Si aggiunge il problema dell’insicurezza e l’instabilità politica in un intrecciarsi di attività anti-terrorismo e controlli contro il traffico transfrontaliero di armi, di droga e di esseri umani.

 

 

LA METODOLOGIA SEGUITA DA GVC      I beneficiari vengono scelti in seguito ad una attenta analisi basata sui dati raccolti durante le interviste effettuate nei villaggi. “Per selezionare i beneficiari, usiamo la metodologia dell’HEA – HOUSEHOLD ECONOMY APPROACH, anche detto approccio dell’economia familiare, secondo il quale la vulnerabilità è determinata dal rischio a cui si è esposti cui deve essere sommata la capacità (o meno) di rispondere a questo shock - spiega Silvia Pieretto, responsabile paese di GVC in Burkina Faso-. E’ pensato per ottenere informazioni su come le persone hanno accesso al cibo e alle risorse economiche di sostentamento familiare, per misurare la situazione di “normalità” e prevedere meglio cosa potrebbe accadere in caso di shock. Consapevoli di quali saranno le aree geografiche più colpite da crisi alimentari, si identificano regioni, province e comuni di intervento. Insieme ai comitati di villaggio, si fanno dei focus group per spiegare la metodologia e gli obiettivi del progetto, coinvolgendo i capi villaggio e i comitati di sviluppo di villaggio.

GLI INDICI       “Grazie a questo progetto abbiamo potuto acquistare i tablet, niente più carta e penna per raccogliere le interviste: tablet, ricariche di internet e questionari online con la tecnologia open source “ODK” e “Kobo Collect” – spiega Silvia Pieretto-. Per questo riusciamo ad avere le liste direttamente su Excel e in tempo reale, riducendo le risorse impegnate in termini di tempo e costi, ma anche lavorando con più precisione. Dopo aver stilato queste liste, si fanno delle riunioni con la comunità, durante le quali viene richiesta la presenza di tutti gli abitanti del villaggio, per verificare insieme eventuali esclusioni o inclusioni di famiglie meno o più bisognose.  Ed è così che si riducono i conflitti nella comunità”. Diversi gli indicatori utilizzati per monitorare il progetto: con l’SDA, l’indice di diversità alimentare, si può analizzare quali tra 12 gruppi alimentari ha consumato il beneficiario nelle 24 ore precedenti al questionario; con l’SCA – indice di consumo alimentare – si valuta la diversità, la frequenza e il valore nutrizionale in base a 9 gruppi di alimenti consumati nei 7 giorni che precedono l’intervista; con l’”echelle de la faim” si valuta il livello di fame, ovvero quale sia stato il livello di accesso agli alimenti negli ultimi trenta giorni.

 

 

IN TANTI VENDONO ANIMALI E SEMENTI      Importantissimo valutare quali siano le strategie di sopravvivenza adottate dalle famiglie. “E' importante capire come si comportano le famiglie quando non ci sono più i mezzi per provvedere alle necessità familiari- spiega Silvia Pieretto-. Le strategie di adattamento che hanno un impatto deleterio e duraturo sull'economia familiare, monitorate lungo l'arco del progetto, prevedono la vendita di terreno agricolo, di animali e delle femmine riproduttive, l’abbandono dei propri campi per dedicarsi a lavori remunerati, ad esempio manodopera agricola nei campi di agricoltori più benestanti, l’indebitamento, la migrazione stagionale o perenne, la vendita di gioielli. Ma si finisce anche per chiedere la carità”. In tanti, vendono le sementi, riducono le spese sanitarie, ritirano i bambini dalla scuola per risparmiare o per mandarli a lavorare.

 

 

I FEED BACK DEI BENEFICIARI      “L’aiuto arriva proprio nei giorni in cui una delle donne della nostra famiglia è stata ricoverata in ospedale, ne siamo molto contenti” racconta uno dei beneficiari. “Ci trattano con molto rispetto e l’intero processo è fatto con professionalità” dichiara un altro. Dopo la prima distribuzione di voucher in denaro, il 99,2% degli intervistati si è dichiarato soddisfatto. “Il monitoraggio ha confermato che, anche se ricevono danaro contante che potrebbero usare per qualsiasi acquisto o spesa, in realtà la maggior parte compra alimenti di base (72%)  o cibi che non avrebbero comprato e che completano la loro dieta (62%) – ricorda Silvia Pieretto-. Poi c’è un 29,6% che utilizza i  buoni per spese medico sanitarie, un 23,8% che acquista volatili e un 7% che spende i buoni per acquistare piccoli ruminanti e altri animali. Il 21,3%, invece, affronta spese utili per l’istruzione dei figli”.

Bologna, 04 04 2018

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