Un viaggio alle radici dell’Afghanistan. Nella sua storia straordinariamente ricca e alle origini delle contraddizioni che ne hanno determinato gli ultimi tragici decenni. Lo propone GVC con la mostra fotografica “Afghanistan, il volto perduto”, che sarà allestita dal 15 marzo al 15 aprile all’Archiginnasio di Bologna. Un’occasione importante per approfondire la situazione nel Paese e conoscere i progetti che la Ong ha attualmente in corso nella provincia di Herat.
Le fotografie arrivano dalla Collezione Schinasi, raccolta in Afghanistan prima del 1978. Alcune sono state generosamente regalate agli Schinasi, altre acquistate presso il libraio Abd al-Samad Maymanagi, altre infine sono state scattate da Rolando Schinasi. Tutte insieme sono circa quattromila foto in bianco e nero e a colori. La collezione copre un periodo di quasi un secolo, dal regno dell’emiro Abd al-Rahman (1880-1901) fino al 1978. La storia degli Schinasi e parte della raccolta è stata pubblicata l’anno scorso in un numero speciale de L’Europeo, presentato durante il Festivaletteratura 2010 di Mantova in un evento sponsorizzato da GVC.
Due sezioni, due realtà emergono da questa raccolta. Da un lato le foto che si possono definire storiche, opera di fotografi anonimi, che conservano la memoria di un passato precedente il 1960, composto da luoghi, edifici, persone. Dall’altro lato c’è una quantità considerevole di immagini raccolte sul posto per interesse personale da Rolando Schinasi tra il 1960 e il ‘78. Per molti stranieri in effetti i paesaggi afghani, gli uomini e le donne di montagna e di pianura, le scene del bazar, i siti archeologici, i villaggi e le città, sono stati – e tali restano ancora oggi – soggetti inesauribili.
GVC ha iniziato ad operare in Afghanistan nell’ottobre 2002 lavorando prevalentemente in collaborazione con ONG Afgane e focalizzando i propri interventi nei settori sociale ed agricolo con progetti a favore della popolazione più vulnerabile (bambini, donne, vedove). Grazie al sostegno di diversi Enti finanziatori, sono stati ristrutturati ed assistiti i principali orfanotrofi di Kabul, Parwan e Kapisa; è stato favorito il reinserimento nelle famiglie d’origine dei minori detenuti nel carcere minorile di Kabul; sono stati distribuiti attrezzi ed sementi allo scopo di incentivare la produzione di ortaggi, sia per l’autoconsumo che per la vendita diretta sul mercato; sono stati costruiti nuovi pozzi d’acqua.
Attualmente GVC ha focalizzato il proprio intervento nella provincia di Herat, nei distretti di Injill e Guzara, con alcuni progetti a sostegno della popolazione rurale femminile in un’area particolarmente colpita dalla pressione demografica dovuta al rientro in patria dei rifugiati. I progetti mirano al miglioramento delle condizioni di vita della popolazione con un programma di autosostentamento alimentare attraverso l’allevamento di capre e la realizzazione di orti familiari. Con il progetto “Educare Bene Accogliere Bene”, GVC, con la collaborazione del Ministero degli Affari Sociali e dell'Educazione (DoLSA) della provincia di Herat, ha anche avviato un Centro Educativo-professionale rivolto a circa 300 famiglie, nel distretto di Ghuzara.