Il nostro lavoro ci porta spesso a operare dove i diritti di intere comunità sono negati, per riportare dignità e sostenere le popolazioni coinvolte in situazioni di emergenza umanitaria come guerre e disastri ambientali. Per cambiare davvero le cose, però, non basta aiutare chi ha bisogno. Occorre costruire le condizioni perché l’intervento iniziale si trasformi in un percorso di miglioramento duraturo nel tempo.

Per questo ci sembra fondamentale, specie in emergenza, cominciare dai bambini e dalla scuola, un luogo dove non solo si trasferisce conoscenza, ma dove s’impara a crescere e a coltivare i propri sogni e le proprie speranze.

Nei 35 paesi del mondo afflitti da crisi umanitarie prolungate, 80 milioni di bambini e giovani, tra i 3 e i 18 anni, hanno dovuto abbandonare gli studi. Più di 16 milioni sono rifugiati e di questi solo la metà è iscritta alla scuola primaria, meno di un quarto alla scuola secondaria. Lo scenario diviene ancora più negativo per bambine e ragazze: la loro mancata scolarizzazione è più del doppio rispetto ai coetanei maschi.

Aleppo: ripartiamo dalle scuole

Nella seconda città più importante della Siria, sei anni di conflitto e la drammatica battaglia degli ultimi mesi hanno compromesso la quotidianità della popolazione civile. L’elettricità è spesso disponibile solo a tratti, così come l’acqua, il cibo e il carburante. In questa situazione i genitori hanno continuato a portare, per quanto possibile, i figli a scuola a piedi, in autobus o in macchina, a seconda delle condizioni di sicurezza. Non è mai stata una scelta semplice, ma nel frastuono dei bombardamenti e dei colpi di mortaio, con il pericolo costante delle pallottole vaganti, la scuola ha continuato a rappresentare per i bambini e le bambine di Aleppo il posto più sicuro.

La scuola è rifugio e protezione, fisica e psicologica, la scuola è il luogo in cui la paura si attenua in favore della spensieratezza e del sogno di un mondo di pace. Il fuori è fatto invece di abusi, sfruttamento e alto rischio di reclutamento da parte di gruppi e forze armate. Ad oggi, purtroppo, molte scuole sono state distrutte e ci sono bambini nati durante il conflitto che non hanno mai messo piede in questo luogo magico.

Quest’anno, nonostante il conflitto e la distruzione, abbiamo riattivato 8 scuole, dotandole di acqua corrente e servizi igienici, realizzato 7 aule prefabbricate e distribuito 10 mila kit scolastici, permettendo il rientro a scuola a 12 mila bambini. Abbiamo formato 415 insegnanti per sostenere alunni vittime di esperienze traumatiche, dotandoli degli strumenti necessari ad affrontare una situazione estremamente drammatica, nell’auspicio di riuscire a superarla.

Oggi più che mai è necessario ricostruire dalle macerie il futuro della popolazione siriana, iniziando dai bambini e dalle scuole. Serve l’aiuto di tutti, per continuare un percorso che non può e non deve essere interrotto, per lasciare un segno concreto e cambiare il destino dei bambini di Aleppo. 

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