Il 18 marzo GVC ha presentato una testimonianza sulle restrizioni sulla libertà di movimento e accesso alle risorse nei Territori Occupati in occasione di una conferenza sulla situazione dei diritti umani in Palestina tenutasi al Palazzo delle Nazioni di Ginevra.  

Il Side Event era parte di una Sessione Regolare del Consiglio Onu per i Diritti Umani. Questa ha stabilito, tra l’altro, l’obbligo delle autorità israeliane e palestinesi a collaborare con le Nazioni Unite e le associazioni umanitarie e il dovere d’Israele di interrompere gli sgomberi forzati e la demolizione delle case palestinesi.
Insieme a GVC, hanno preso parte al Side Event il Norwegian Refugee Council (NRC), la Agency for Technical Cooperation and Development (ACTED) e la Première Urgence Internationale (PUI).

A rappresentare GVC c’era Francesco Michele che ha parlato in particolare della sfida della “mobilitazione delle comunità”, ovvero il coinvolgimento delle autorità locali palestinesi e la società civile in schemi di protezione. Il progetto si basa sull’idea che, nel contesto della prolungata occupazione israeliana e delle ripetute violenze dei coloni, rafforzare la resilienza e l’unità delle comunità palestinesi sia essenziale per qualsiasi progetto di sviluppo o umanitario nella regione.

La solidità delle comunità palestinesi è messa a dura prova nei territori occupati. Secondo i dati raccolti da GVC, la mancanza di servizi e le limitate possibilità di sviluppo della regione, insieme alle continue tensioni nella zona e la debolezza delle autorità locali, portano le persone e intere comunità a vivere in una condizione di perenne insicurezza fisica e psicologica, e ciò impedisce loro di costruire delle strutture sociali intese come luogo di protezione e sicurezza.

L’analisi di vulnerabilità di GVC, condotta su un campione di 174 comunità palestinesi nei Territori Occupati - compresa Gerusalemme Est -, evidenza tra gli altri dati che in tutti i Territori Occupati quasi il 90% delle comunità ha un accesso limitato ai terreni agricoli, l’85% è soggetto a restrizioni nella libertà di movimento e quasi il 90% non ha accesso a dei servizi sanitari adeguati.

GVC lavora per rafforzare la resilienza delle comunità palestinesi e beduine attraverso programmi a sostegno delle cooperative locali – per promuovere una produzione agricola e un commercio indipendente -, o per fornire servizi di base (acqua, scuola) e assistenza legale. Nel corso dell’ultimo anno, queste azioni hanno portato a un miglioramento delle condizioni di vita delle comunità beduine e palestinesi più vulnerabili per quanto riguarda l’accesso alle risorse, all’istruzione e ai servizi, ma soprattutto in termini di rafforzamento delle strutture sociali.

Altrettanto importante è stato presentare i risultati di questa ricerca e dei progetti al Palazzo delle Nazioni, per promuovere una maggiore consapevolezza delle condizioni di vita nei Territori Occupati nelle istituzioni internazionali e tra l’opinione pubblica occidentale.