Venerdì 23 gennaio si è tenuto a Bologna l’incontro “Agricoltura, modelli a confronto: quale futuro per uno sviluppo sostenibile e la lotta mondiale alla povertà?”, organizzato da GVC e Concord Italia nell’ambito del progetto More and Better Europe, finanziato dal Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale italiano e dall’Unione Europea.
Oltre 90 partecipanti al seminario hanno riflettuto su uno scenario globale che presenta - ad oggi - forti contraddizioni: 805 milioni di persone che soffrono la fame e 904 milioni sono invece in sovrappeso o obese; il 30% delle risorse alimentari prodotte vengono sprecate; il cambiamento climatico - a cui l’agricoltura contribuisce dal 17 al 30% - impatta pesantemente sulla produzione e l’economia degli agricoltori con perdite di oltre 900 miliardi di dollari l’anno; il sostegno alla produzione e redditività degli agricoltori europei e gli incentivi della Politica Agricola Comune (PAC) e il proliferare di fenomeni di land grabbing e dumping agricolo nei paesi ad economie più arretrate e fragili.
È su questi gap che si è confrontato – stimolati dalle relazioni iniziali di Patrizia Santillo vice presidente GVC, Margherita Romanelli per Concord Italia e Luca Francesco Basile dell’Università di Bologna - un gruppo rappresentativo di istituzioni ed operatori che ha ragionato su nuovi possibili paradigmi di sviluppo.
L’Europarlamentare Paolo de Castro ha affermato l’indiscussa centralità dell’agricoltura nelle dinamiche economiche, sociali e ambientali globali nonché la necessità di lavorare su questi temi conciliando - a volte anche non senza fatica - i diversi interessi in ambito europeo. L’agricoltura deve continuare a essere una risorsa per tutti, in considerazione delle sfide per una migliore ridistribuzione del cibo e delle risorse, ma anche per una quantità della produzione alimentare che dovrà rispondere ai cambiamenti in corso nelle diete alimentari per i nuovi pattern di crescita dei paesi emergenti.
Il direttore generale per le Politiche Internazionali e dell’UE presso il Ministero delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali Felice Assenza e il neo Assessore all’Agricoltura della Regione Emilia-Romagna Simona Caselli hanno sottolineato gli sforzi che sui vari livelli di policy making l’Italia e i suoi rappresentanti stanno promuovendo, dai programmi per la sicurezza alimentare in ambito internazionale (G20, etc.) ai piani di sviluppo rurale come previsti dalla PAC, pur riconoscendo l’esistenza di ampi spazi di miglioramento.
È il modello di sviluppo attuale ad essere in contraddizione sottolineano gli esperti, operatori e rappresentanti del mondo agricolo che hanno partecipato al tavolo. Stefano Masini (Coldiretti), Antonio Lo Fiego (AIAB Emilia-Romagna) e Pierpaolo Lanzarini (Campi Aperti) hanno posto l’accento sulle sfide dell’agricoltura e della piccola agricoltura familiare/contadina in Italia tra cui: l’accesso alle sementi oggi in mano a quattro multinazionali, l’invecchiamento degli addetti, lo spopolamento delle campagne e i dissesti ambientali connessi, la perdita di biodiversità, i costi della certificazione e i vincoli burocratici di accesso alle risorse di sostengo ai piccoli agricoltori previsti dalla PAC, la necessità di rimettere in contatto diretto produttori e consumatori in un’ottica di filiere corte. Hanno sollecitato un impegno più deciso della politica che punti sull’agro-ecologia e l’agricoltura familiare e contadina, pilastri fondamentali per colmare le incoerenze di sostenibilità sociale, economica ed ambientale evidenziate.
La necessità di trovare sintesi e punti d’incontro tra l’ambito agricolo e quello della cooperazione internazionale con un orizzonte globale, sottolineano l'esigenza di una maggiore coerenza anche tra politiche agricole e di sviluppo europee, nazionali e locali, nel rispetto dell’obbligo sancito dall’articolo 208 del trattato di Lisbona.
Mariarosa Stevan, esperta dell’Unità Tecnica Centrale DGCS e Direttore dell’Istituto Agronomico per l’Oltremare di Firenze, e Alessia Benizzi dal Settore Cooperazione Decentrata della Regione Emilia-Romagna, hanno portato all’attenzione buone pratiche di progetti di cooperazione per lo sviluppo, focalizzati anch’essi sul sostegno alla piccola agricoltura, ecologicamente sostenibile. Tali iniziative sono importanti nella lotta alla povertà se oggetto di proficue collaborazione tra una molteplicità di attori, governi locali, esperti, istituzioni e donatori internazionali.
Anche Luciano Sita, che per molti anni è stato presidente della Granarolo, ha evidenziato come nel rispetto dei criteri di responsabilità sociale e degli obiettivi della cooperazione, possa essere realizzato - anche in un ambiente povero come le zone remote della Tanzania - un progetto di sviluppo di successo nel settore agroalimentare. Risultati raggiunti grazie alla collaborazione sinergica e proficua di ONG, istituzioni e settore privato che hanno saputo mettere al centro le esigenze e la partecipazione della comunità locale.
Infine, se esiste una “questione dell’agricoltura familiare” che attraversa nord e sud del mondo, Nicola Pagani per GVC e Deafal, ha ragionato su come si possa imparare da esperienza dell’America Latina basate su modelli di agricoltura organica e rigenerativa con collaborazioni sud-sud e sud-nord per un nuovo modello di sviluppo equo di convivenza sociale ed ambientale che passa attraverso il diritto al cibo e il rispetto della terra a livello globale.
Margherita Romanelli - GVC