I PROGETTI DI WEWORLD IN BRASILE A FIANCO DI MARIA DA PENHA E CONTRO LA VIOLENZA DI GENERE.

 

Maria da Penha Maia Fernandes (Fortaleza, Ceará) è una farmacista brasiliana che ha combattuto perché il suo aggressore e marito fosse condannato dopo le violenze inferte a lei e alle 3 figlie. Maria da Penha è oggi una dei leader dei movimenti che lottano per i diritti delle donne, vittima emblematica della violenza domestica.
Nel 1983 il marito e professore universitario colombiano Marco Antonio Heredia Viveros ha tentato di ucciderla due volte. A causa delle violenze subite Maria da Penha è diventata paraplegica. Solo diciannove anni dopo, il suo aggressore è stato condannato a otto anni di carcere, ma a causa di cavilli giuridici è rimasto in prigione solo due anni e ora è libero.
L'episodio è stato denunciato alla Commissione Inter-Americana sui Diritti Umani dell'Organizzazione degli Stati Americani (OAS), dove per la prima volta è stato preso in considerazione un reato di violenza domestica. Grazie alla testimonianza di Maria da Penha, raccolta in un libro autobiografico che narra la sua vicenda, e alla sua militanza, il 7 agosto 2006 è stata emanata in Brasile la Legge n. 11.340/2006, comunemente chiamata Legge Maria da Penha, che finalmente riconosce la gravità della violenza domestica e sanziona pesantemente le aggressioni contro le donne in ambiente domestico e famigliare.

Prima di arrivare a questo importantissimo risultato il Brasile è stato condannato a livello internazionale per omissione nell’affrontare i casi di violenza domestica contro le donne.
A partire dalla sua vicenda, Maria da Penha ha creato l’Istituto che porta il suo nome. L’Istituto Maria da Penha (IMP) è una ONG che ha sede a Fortaleza e una rappresentanza a Recife, ed è la manifestazione, assieme alla legge, del contributo tangibile che questa donna lascia a tutte le donne brasiliane. L’obiettivo dell’Istituto è quello di sensibilizzare la classe politica e la società in generale circa l'importanza di una corretta applicazione della legge.
A dieci anni dall’emanazione, infatti, i dati sulla violenza domestica in Brasile non sono migliorati e il Brasile continua a registrare molti femminicidi.  Secondo l’Istituto di Ricerca economica applicata (IPEA), dal 2001 al 2011 le donne uccise sono state oltre 5mila l’anno, senza una significativa riduzione dopo il 2006. Nella classifica mondiale (su 83 paesi) stilata dall’OMS, il Paese occupa oggi il triste 5° posto per numero di femminicidi (nel 2012 era 7°), con un aumento di casi dal 2006 al 2013 del 18,4% (fonte: Mapa da Violencia 2015). Lo Stato del Ceará, dove WeWorld è presente, è tra quelli che registrano il tasso peggiore (con una crescita degli omicidi femminili del 107,5% dal 2006 al 2013).

Non si può negare che ci siano stati alcuni piccoli miglioramenti, ma bisogna applicare la legge ovunque, anche nel Brasile “profondo”. Le donne sono oggi più consapevoli dei loro diritti e vi è una legge che le tutela; prima del 2006 non esisteva nulla che le difendesse, l’aggressore non finiva in prigione e i processi avevano tempi lunghissimi. Ora invece la giustizia funziona meglio e in alcuni dei 26 Stati brasiliani sono stati creati tribunali penali speciali (“Juizados da Violência domestica”, trad. Tribunali per la violenza domestica), che trattano soltanto i processi di violenza domestica contro la donna, mentre le donne possono fare affidamento su una rete di commissariati di polizia appositamente formati dove poter denunciare i loro aggressori (“Delegacias das mulheres”, trad. Stazioni di polizia per le donne).
Ma il Brasile è un paese enorme (la sua superficie è circa 28 volte quella dell’Italia) e ci sono molte aree remote dove è difficile arrivare. La cultura maschilista è poi molto diffusa.
Come sottolinea Maria da Penha nelle sue numerose interviste a giornali, riviste, radio e televisioni, l’unico strumento veramente potente per combattere la cultura maschilista è l’educazione.  Molti uomini - ma anche molte donne - sono cresciuti in una cultura secondo cui la violenza dentro casa è un fatto normale. Serve tempo e molto lavoro di educazione e sensibilizzazione perché le cose cambino. La legge è importantissima ma deve essere accompagnata da interventi educativi e campagne di sensibilizzazione. È in quest’ottica che WeWorld sta avviando un progetto in partnership con l’Istituto Maria da Penha.
L’area di intervento prioritaria di WeWorld è quella del Sertao (letteralmente Grande Deserto) di Crateus e Inhamuns, una zona rurale dello Stato del Cearà (situato nella parte nord-est del Brasile) a rischio desertificazione e con grande carenza di acqua e materie prime, dove gran parte della popolazione vive in condizioni di estrema povertà.
WeWorld lavora già da anni in questo territorio, in collaborazione con i Parner locali Espalr e Caritas Diocesana di Crateus (CDC) per diminuire la violenza domestica e lo sfruttamento sessuale.
 
Una delle strategie messe in atto per raggiungere questo obiettivo consiste nel rafforzare il legame tra famiglia, scuola e bambini/e, per creare una rete di sicurezza sempre più fitta e offrire un aiuto concreto alle vittime. Nelle scuole coinvolte nei progetti di CDC e Esplar in collaborazione con WeWorld, insegnanti ed educatori ricevono una formazione specifica per riconoscere e identificare i casi di violenza. Attraverso la cultura, lo sport e l’arte, si offrono alternative concrete di vita alle bambine, ai bambini e agli adolescenti maggiormente a rischio di esclusione sociale per farli rientrare nel sistema educativo, evitando che possano cadere nuovamente vittime di abusi.
Inoltre, poiché per promuovere i diritti delle bambine, dei bambini e degli adolescenti è necessario partire dalle donne, essendo i diritti degli uni e delle altre strettamente collegati (cfr. WeWorld Index 2015 e 2016), WeWorld, in collaborazione con i partner ESPLAR e CDC, porta avanti progetti a favore di donne contadine, indigene e quilombolas   che abitano le  periferie dei comuni della regione. Questi progetti prevedono attività che vanno dall’avviamento di azioni produttive nell’ottica della sovranità alimentare, al rafforzamento della partecipazione politica delle donne nei momenti decisionali della comunità, allo scambio di informazioni sui diritti delle donne e contro la violenza di genere. L’obiettivo è favorire l’empowerment delle donne, la loro autonomia e autostima.

Il progetto di WeWorld in partnership con l’Istituto Maria da Penha (che inizierà nel secondo semestre dei 2016) si prefigge l’obiettivo di rafforzare ulteriormente questi progetti e processi di sostegno, educazione e sensibilizzazione già in corso nella regione.
In sinergia con i partner di WeWorld si offrirà un programma di formazione chiamato Curso de Defensoras e Defensores dos Direitos a Cidadania (Corso di Difensore e Difensori dei Diritti alla Cittadinanza) per 80 persone beneficiarie dei progetti di ESPLAR e CDC. I partecipanti saranno divisi in 2 gruppi e il percorso formativo avrà la durata di 60 ore ogni gruppo. Con questa attività si vogliono innescare cambiamenti di atteggiamento di cittadine e cittadini davanti alla questione della violenza praticata contro le donne, attraverso la formazione di agenti moltiplicatori in grado di agire nelle comunità e nelle città, identificando le violazioni e utilizzando e diffondendo meccanismi di difesa istituzionali.

La legge Maria da Pehna ha rappresentato un passo avanti per i diritti delle donne in Brasile e oggi Maria è diventata un simbolo per le donne brasiliane. Ma c’è ancora molta strada da fare, perché cambiare la cultura e gli atteggiamenti delle persone è un processo lungo e difficile. Le politiche non bastano, ma devono essere accompagnate e supportate dalle pratiche, in grado di coinvolgere chi è maggiormente a rischio di esclusione, cioè donne e bambini, ma anche la popolazione intera.
Ed è in questa direzione che WeWorld si impegna affinché i propri progetti, in essere e futuri, si avviino e inneschino cambiamenti profondi per i diritti delle donne e dei bambini.