Venti anni di GVC in Palestina raccontati da Dina Taddia, nostra Responsabile Programmi: dai primi progetti a fianco della popolazione palestinese alle nuove strategie di intervento.

I primi interventi di GVC nei Territori Palestinesi risalgono al periodo tra la fine del 1992 e l’inizio del 1993, a fianco delle ONG locali per rispondere alla grave e cronica carenza per la popolazione palestinese a seguito dell’occupazione d’Israele della Cisgiordania avvenuta con la guerra dei sei giorni del 1967.
L’inizio degli anni 90 segna nell’area un periodo di forte fermento e speranza per una soluzione pacifica ed equilibrata della questione arabo-israeliana. Nel 1993 gli accordi di Oslo, siglati tra Yasser Arafat in rappresentanza del popolo palestinese e Shimon Peres per Israele, dovevano finalmente sanare una situazione rimasta per troppi anni insoluta e riconoscere ai palestinesi il diritto all’auto governo di alcune aree della Cisgiordania e della Striscia di Gaza. Nasce in quegli anni l’ANP - Autorità Nazionale Palestinese, per la creazione di uno stato palestinese democratico e legittimamente riconosciuto.
Gli anni Novanta, i primi interventi
Sono anni cruciali, anni in cui GVC, attraverso risorse economiche delle istituzioni italiane ma anche dell’Unione Europea - che nasceva proprio allora - e della solidarietà di tanti cittadini e soggetti privati italiani, è a fianco del popolo e delle istituzioni palestinesi per contribuire a costruire un futuro di prosperità e pace.
In questi anni si avviano programmi d’intervento e molteplici azioni con particolare riguardo a settori sensibili o fasce di popolazione particolarmente vulnerabili.
L’acqua è un tema cruciale. La scarsità, l’aridità del territorio, l’impossibilità per i palestinesi di poter attingere alle falde profonde, la vocazione agricola della Palestina impongono la necessità di trovare soluzioni adeguate per garantire la disponibilità di acqua per la vita e per lo sviluppo economico della popolazione.
La possibilità di accedere ad una risorsa necessaria come l’acqua è stato da sempre uno degli obiettivi principali per GVC.
Basti pensare che ad ogni palestinese sono riconosciuti 70 litri di acqua contro i 300 litri di ciascun cittadino israeliano. Per aumentare la disponibilità di acqua, si realizzano insieme alla Ong Palestine PHG, in stretta sinergia con le autorità locali, sistemi per la raccolta e potabilizzazione dell’acqua piovana. A Gaza si creano i primi impianti per desalinizzare l’acqua del mare e renderla accessibile e bevibile ad oltre 17.000 persone.
Nel settore dell’agricoltura, in collaborazione con la Ong Palestine UAWC, si costruiscono sistemi di irrigazione goccia a goccia, fino a promuovere, nei progetti più attuali, l’utilizzo di tecnologie innovative come la fitodepurazione per il riuso di acque di scarico, salvaguardando l’ambiente e promuovendo così la produzione agricola e il reddito familiare per più 25.000 persone. Il nostro obiettivo è quello di migliorare le opportunità economiche, migliorando la resa agricola, la qualità di alcuni prodotti come ad esempio l’olio di oliva, favorendo l’accesso ai mercati soprattutto per le popolazioni in zone rurali o maggiormente isolate.
Un altro settore al quale abbiamo dedicato una speciale attenzione è quello socio/sanitario ed educativo. È stato creato il primo centro trasfusionale nella Striscia di Gaza in collaborazione con la Banca Centrale del Sangue e in stretta sinergia con il Ministero della Salute. In Cisgiordania, inoltre, è stato messo in atto un esteso programma a favore di bambini e giovani disabili, creando centri di riabilitazione motoria ed opportunità di integrazione lavorativa presso laboratori artigianali coinvolgendo l’associazionismo locale e le autorità pubbliche.
Gli anni Duemila, una nuova strategia
Nel settembre 2000 scoppia la seconda Intifada. Il sistema di accordi in crisi e le speranze disilluse rigettano l’area in un clima di lotta deteriorando la condizione di vita di centinaia e centinaia di famiglie. Si assiste ad una progressiva strategia di isolamento, in particolare delle famiglie palestinesi che vivono nelle Aree C sotto controllo israeliano.
Rispetto alla mutata situazione, GVC – che aveva programmato una strategia di uscita dal Paese nel caso in cui gli accordi di Oslo avessero seguito l’iter prestabilito - ha ritenuto necessario continuare il lavoro di sostegno socio-economico e dunque di difesa dei diritti delle comunità maggiormente isolate.
La strategia d’intervento è cambiata, offrendo un supporto tecnico più rilevante all’ANP, sostenendone le capacità per una migliore governace e per la formulazione di piani di sviluppo coerenti con la divisione nelle tre aree A, B e C del territorio palestinese.
In particolare, l’intervento di GVC è teso a contrastare l’esclusione dei palestinesi residenti in area C e di coloro che vivono nella striscia di Gaza. È la strategia di isolamento, promossa anche attraverso la creazione del muro eretto per 730 km a partire dal 2002, a determinare un grave problema di coesione sociale con ricadute pesanti sui palestinesi che vedono violare in modo sistematico i propri diritti umani sociali ed economici.
Durante questo periodo si apre uno scenario che porta ad un aggravarsi dei contrasti tra israeliani e palestinesi, ad un radicalizzarsi delle posizioni e delle risposte ad una convivenza con il vicino stato d’Israele che rischia di non sembrare più possibile.
GVC sta proponendo una nuova progettualità che si inserisce appunto in questo nuovo contesto e che punta a favorire la coesione sociale e lo sviluppo locale, lavorando in settori come la governance a livello locale e nazionale e lo sviluppo socio-economico locale. Questo approccio, che connette i vari livelli di governo ed istituzioni pubbliche e private, mira anche a creare un clima di fiducia nelle istituzioni palestinesi e di unità che al momento mancano e che sono caratteristica fondamentale nell’ottica della nascita di uno Stato Palestinese.
Il primo passo in questa direzione è l’impegno di GVC, con alcuni dei progetti attualmente in corso, volto alla creazione di partenariati locali, sul modello degli strumenti della programmazione negoziata, e di sistemi multilivello di governance per far lavorare insieme governi centrali e locali e partenariati locali ottimizzando l’uso di risorse umane e finanziarie, al fine di rafforzare la filiera produttiva dell’olio di oliva e di creare i presupposti per la nascita di un “sistema produttivo locale”.
Il valore aggiunto di queste iniziative sta proprio nella costituzione di partenariati che coinvolgono stakeholders locali del settore pubblico e privato.
Dopo 20 anni continua ad essere vivo il nostro impegno nel rimuovere gli ostacoli affinché sia assicurata una vita dignitosa alle comunità di riferimento, attraverso un equo sviluppo socio-economico e un più giusto accesso alle risorse, mantenendo al centro di ogni intervento il rispetto dei diritti.
Ci siamo occupati di Palestina e continueremo a farlo perché siamo convinti che questa sia la via da percorrere per una progressiva pacificazione dell’area.