IL DIBATTITO SCOLASTICO: TRA INCLUSIONE ED INTEGRAZIONE.IL PUNTO DI VISTA DI UNA DOCENTE SUL DIBATTITO SCOLASTICO (DEBATE): UNA METODOLOGIA DIDATTICA INNOVATIVA E VINCENTE.

 

 

Testo scritto dalla Professoressa LIVIA VASILE, Istituto Professionale C. di Stato “Lorenzo Milani” di Meda (MB)

“Cultura non è possedere un magazzino ben fornito di notizie ma è la capacità che la nostra mente ha di comprendere la vita, il posto in cui teniamo, i nostri rapporti con gli altri uomini. Ha cultura chi ha coscienza di sé e di tutto, chi sente la relazione con tutti gli altri esseri”.                                                                                               

Con queste parole Antonio Gramsci, in “Quaderni del carcere”, riflette su come “cultura” non sia la mera conoscenza dei fatti (in una parola l’“ascolto attivo”), ma che questa debba essere supportata  dal confronto con gli altri nel pieno rispetto democratico delle opinioni altrui.
Solo chi accetta di instaurare una “relazione con tutti gli altri esseri”, sulla base del rispetto e della condivisione, ha la possibilità di raggiungere l’attenzione degli altri oltre che monopolizzare il loro interesse.
Questo è lo scopo di “Exponi le tue IDEE!”. Un’esperienza educativa che stimola i nostri ragazzi a sviluppare le loro potenzialità attraverso un confronto continuo basato sulla conoscenza dei pareri altrui. Gli alunni attraverso questo metodo educativo possono affrontare temi spesso lontani da quelli scolastici, con una modalità che li coinvolge in modo attivo. Per tanto il Debate nella nostra scuola ha rappresentato uno strumento per permettere ad ogni singolo alunno di realizzare delle esperienze didattiche in un ambiente fortemente stimolante.

Il cambiamento all’interno delle nostre Istituzioni scolastiche è doveroso e necessario e ci viene richiesto dalla società, per la funzione educativa che riveste la scuola; dagli alunni, che chiedono di stare “al passo coi tempi” e dagli stessi genitori, per il ruolo che i docenti occupano nella vita dei loro figli.  Evolversi non significa però dover rinunciare a tutto ciò che è stata la scuola fino ad oggi, ma andare alla ricerca di percorsi educativi innovativi che permettono allo studente di diventare egli stesso protagonista del percorso di apprendimento.                                                                                                                                                                                             Come insegnante e come scuola, abbiamo ritenuto doveroso rispondere positivamente a tale richiesta implicita andando incontro a un’ esigenza tangibile da parte dei nostri studenti: la “scuola aperta”, luogo di incontro oltre che di formazione e soprattutto di vera integrazione.
Una scuola inclusiva dove alunni di diverse etnie (America Latina, Asia, Africa, Europa orientale e occidentale) hanno trovato l’habitat giusto per confrontare le loro diverse culture di provenienza e hanno sviluppato idee che li fanno crescere in una cultura attuale e più globale.

Mi viene in mente la storia di una mia oratrice (debater)  nata da una famiglia albanese venuta in Italia subito dopo la guerra che ha portato alla caduta del regime, una famiglia conservatrice che l’ha portata molto spesso ad avere atteggiamenti di chiusura verso gli altri. Parlando con lei si percepisce che ha da sempre risentito di questo, fino al punto di ricercare sempre la perfezione sul piano scolastico: una competizione con se stessa. Le complicazioni di salute del fratello l’hanno portata ad una chiusura maggiore verso l’esterno.
Cito le sue parole: “Dopo aver conosciuto la prof.ssa Vasile queste porte si sono riaperte. Si sono riaperte quando per la prima volta ho incontrato “Exponi le tue IDEE!”. Quest’attività ha modellato il mio carattere, lo ha quasi completamente cambiato, in meglio però. Sono una persona totalmente diversa da due anni a questa parte. Mi piacerebbe che questa iniziativa possa essere introdotta in tutte le scuole, proprio per aiutare persone che, come me, hanno difficoltà ad esprimersi e ad essere se stesse.”

Ed ancora la storia di una figlia del Congo, il cui padre all’età di 22 anni ha colto l’occasione di rifarsi una vita scappando, a una settimana dalla consegna della sua tesi di laurea, per via di quel barlume di speranza che gli si è presentato davanti: un permesso temporaneo raggiungere l’Italia. Una vita prima da clandestino e poi da rifugiato politico, mentre oggi cresce i sui figli nel pieno rispetto e condivisione della cultura Italiana. Lei dice di se stessa: “Oggi io sono figlia di un uomo che è esempio di vera integrazione ed io ho solo il dovere di calcare gli stessi passi fatti da mio padre; anche se il mio colore di pelle per me è sempre stato un problema. Non ero bianca abbastanza, non ero bella abbastanza, né intelligente abbastanza  per essere considerata al livello delle altre ragazze. Sono figlia di una cultura che vede la donna come madre, figlia e moglie. Erede di una mentalità che mi ha spinta a credere, che io, nera e femmina non sarei mai stata all’altezza, in un mondo dove per me l’unico modello di riferimento era un uomo bianco. Per me il Debate non è solo un corso ma la prova concreta e inconfutabile che io non ho nulla di meno rispetto agli altri. Ho il diritto di esprimere le mie opinioni, ho il diritto di essere rispettata e di informarmi della realtà che mi circonda. Anche io ho il diritto di sentirmi italiana, apprezzata per le mie attitudini e non saranno né l’ignoranza, né uno sciocco stereotipo a fermarmi dal dimostrare che anche io, come gli altri, sono sovrana e uguale”.

Queste sono parole forti, ma sono la realtà che si respira tra le mura dell’ Istituto L. Milani, dove tutti gli studenti hanno compreso che il cooperare non solo è stimolo di conoscenza ma di appropriazione di saperi che aiutano a conoscere meglio la situazione socio-politica- economica della società odierna e a guardare la propria realtà cittadina con maggiore maturità, per comprendere il mondo e le sue dinamiche. Ecco cos’è per l’IPC L. Milani di Meda “Exponi le tue IDEE!”: un percorso di incontro che ci fa crescere in un confronto continuo e stimolante!.
Questo per noi è il secondo anno di partecipazione a “Exponi le tue idee!” ed io con i miei colleghi abbiamo “toccato con mano” che gli alunni coinvolti hanno maturato delle competenze complesse e trasversali, diverse e ben più ampie rispetto a quelle che riescono a raggiungere durante le tradizionali ore curriculari frontali.
Ottimi risultati sono stati raggiunti soprattutto da quegli studenti che per fattori di timidezza o per difficoltà di vario genere (ambientali o familiari) non riuscivano ad esplicitare le loro potenzialità.  Come insegnante penso che i nostri studenti abbiano apprezzato l’atteggiamento propositivo ed entusiastico che si crea nel gruppo sviluppando sentimenti di amicizia, empatia e solidarietà umana, in cui il docente è solo fonte di stimolo continuo e ispirazione, un regista trainante di tale cambiamento; in definitiva la nostra è una scuola di servizio sociale!  
Il docente dà al ragazzo tutto quello che ama, crede, spera, scrive uno spartito nuovo, se riesce “a far brillare gli occhi dei ragazzi” ha dato il miracolo della parola che rende sovrani e uguali.

Don Milani nel volume “Lettera Ad Una Professoressa” scrisse: “La cultura vera, quella che non ha posseduto nessun uomo, è fatta di due cose: appartenere alla massa e possedere la parola”.