Dall’inizio del 2015, oltre 400.000 rifugiati e richiedenti asilo sono fuggiti dal Burundi a causa della crisi umanitaria.

Nell’ultimo anno, data l’escalation di violenza negli Stati confinanti, molti dei rifugiati burundesi hanno deciso di fare ritorno alle proprie comunità, nonostante lo stato di insicurezza alimentare ed economica. Considerate le condizioni che lasciano e quelle a cui vanno incontro, i rimpatriati - per un quarto bambini al di sotto dei 5 anni - hanno bisogno di assistenza medica e nutrizionale durante tutte le fasi del processo di rimpatrio, da quella del movimento a quella del reinserimento nelle proprie comunità. L’accesso alla salute costituisce tuttavia un grande ostacolo al rimpatrio: a differenza dei cittadini regolari, i rimpatriati sono obbligati a pagare per la loro assistenza sanitaria, dato che le strutture sanitarie nei centri di transito operano sotto autonomia gestionale. L’azione intende garantire all’arrivo di ogni convoglio nei centri di transito una visita medica comprendente uno screening dello stato nutrizionale e la copertura vaccinale nelle donne in gravidanza e i bambini sotto i 5 anni. I casi vulnerabili identificati sono curati e indirizzati ai centri sanitari nelle loro aree di ritorno. I pazienti gravi vengono trasferiti negli ospedali e/o centri sanitari più vicini. I pazienti cronici sono seguiti per assicurare loro un monitoraggio di almeno 3 mesi. La formazione e la sensibilizzazione su HIV/AIDS, malaria e malattie sessualmente trasmissibili sono condotte regolarmente per ciascun convoglio come misura preventiva.