Ci impegniamo a far luce su crisi dimenticate e protratte, come quella dell'Afghanistan, considerata una delle peggiori situazioni umanitarie al mondo, con il 58% della popolazione (23,7 milioni di persone) che, secondo le proiezioni, avrà bisogno di assistenza umanitaria durante il 2024.  

Il contesto 

Oggi in Afghanistan milioni di persone si trovano ad affrontare gravi situazioni di insicurezza alimentare, malnutrizione, sfollamento e rischi di protezione.  Allo stesso tempo, il Paese soffre anche di una grave recessione economica - che ha causato la perdita dei mezzi di sussistenza per milioni di afghani - e di un ambiente politico restrittivo, che viola i diritti umani, in particolare di donne e ragazze, e che ha imposto barriere all'accesso e alla fornitura di aiuti umanitari.    

In queste condizioni, coloro che pagano il prezzo più alto sono proprio i gruppi i cui diritti sono maggiormente negati: le donne, in particolare quelle che si sono ritrovate a capo della famiglia, dovendo provvedere al sostentamento dei figli e figlie, senza avere il diritto di ricevere un reddito o di lasciare la propria casa in maniera indipendente. Questo mette a rischio il loro accesso al cibo, così come quello dei bambini e bambine che dipendono da loro. 

Il nostro intervento 

In questo contesto, abbiamo ripreso le operazioni nel Paese alla fine del 2021, proprio per sostenere le famiglie guidate da donne, la maggior parte delle quali rimaste vedove o abbandonate dai mariti. Da allora, e grazie al nostro partner di lunga data Rural Rehabilitation Association for Afghanistan (RRAA), abbiamo attivato il programma Cash for Food nelle aree rurali del distretto di Kushk Robat-e-Sangi nella provincia di Herat - nel nord-ovest dell'Afghanistan -, raggiungendo più di 500 famiglie attraverso la distribuzione di 80 dollari al mese per l'acquisto di cibo e beni di prima necessità.  Il programma è stato finanziato da ChildFund Australia, ChildFund Korea, ChildFund Deutschland, Barnfonden e Taiwan Fund for Children and Families.  

Le partecipanti al nostro intervento  

Zabeeda vive con il marito, rimasto paralizzato dalla vita in giù, e con cinque dei loro figli. Si è ritrovata a dover mantenere tutti e per questo ha lavorato duramente in case altrui facendo il bucato e le pulizie. Tuttavia, a volte riusciva a malapena a portare a casa un pezzo di pane secco. Per disperazione, si è vista costretta a vendere una delle sue figlia, Farshad. All'epoca, pensava che fosse l'unico modo per salvare il resto della famiglia dalla fame. Tuttavia, alle già gravi condizioni di povertà, disperazione, malattia e freddo, si è aggiunto ulteriore dolore e una salute mentale a pezzi. Il nostro intervento per fornire assistenza in denaro insieme al partner RRAA si rivelato fondamentale per famiglie come quella di Zabeeda.  

"Ci hanno dato dei soldi con cui ho comprato cibo (olio, riso e legumi) e vestiti per i miei figli. Ho comprato medicine per mio marito. Le nostre condizioni di vita sono fortunatamente migliorate. Noto molti cambiamenti". 

Manizha ha condiviso con noi una storia simile, di resilienza e di lotta, in cui il nostro sostegno è arrivato in un momento di difficoltà. Ha 22 anni e deve sostenere tutta la sua famiglia.   

"Ho capito che non potevo condurre una vita ordinaria come gli altri miei coetanei. Non potevo permettermi di coltivare grandi aspirazioni. Ho capito che non potevo vivere la giovinezza come gli altri e che dovevo accontentarmi di respirare per sostenere la mia famiglia. La nostra casa era buia e fredda fin dall'inizio, ma il terremoto ha peggiorato le cose. Una casa senza porte e finestre, dove bruciavamo d'estate e congelavamo d'inverno. Quando gli aiuti sono arrivati a casa nostra, uno degli operatori ha detto: "Questi sono sopravvissuti a molto....   

Grazie a Dio, le nostre condizioni di vita sono migliorate. Per alcuni mesi non mi sono preoccupata delle fredde notti invernali perché, con il denaro ricevuto, ho comprato vestiti caldi e materiale per il riscaldamento per me e la mia famiglia. Sono grata che questa assistenza abbia salvato la mia vita e quella della mia famiglia; in caso contrario, durante questo inverno e date le condizioni della nostra casa, non saremmo sopravvissuti".