“Solo ieri mattina avevano confermato 13 casi di colera: 11 a Pemba e due in un distretto vicino. Oggi sono già 30. Le latrine sono state distrutte e così le feci si mischiano all’acqua che poi viene bevuta dalla gente”. A testimoniarlo dal campo è Mauricio Bisol, coordinatore delle nostre attività nella città portuale colpita da Kenneth, il “ciclone gemello” che dopo Idai è arrivato nel nord del Mozambico. Conclusa una visita sul campo nel quartiere Josina Machel, Mauricio ci spiega: “Tutti qui hanno una latrina fuori dalle abitazioni, ora completamente distrutte nelle aree rurali. A causa delle piogge torrenziali, le latrine sono inutilizzabili e bloccate a causa del fango. Non so dove le persone vadano a fare i loro bisogni”. E’ iniziato così un nuovo capitolo dell’emergenza colera anche a Pemba, dove lavoriamo e continueremo a lavorare per favorire lo sviluppo delle comunità e sostenere il talento e le capacità dei bambini nelle scuole.

 

“La gente sta bevendo quell’acqua. Ho visto da dove la prendono: un pozzo senza alcuna protezione – dice -. Le case di due dei nostri operatori che mi hanno accompagnato sono state gravemente colpite: le fondamenta non esistono più, sono state sciolte e ridotte in fango- continua -. La cosa più interessante, però, è che la comunità non sta aspettando che arrivino gli aiuti: sta agendo per tentare di ricostruire da sola. Ed è per questo che abbiamo lavorato da sempre: per fare in modo che le capacità di resilienza della comunità aumentassero. Stanno provando a mettere sacchi di sabbia sulle soglie, usano le piante per chiudere i buchi e i secchi di acqua per svuotare le case dall’acqua”. Intanto, però, a causa delle recinzioni rotte, c’è chi ha iniziato a rubare nelle case. Per questo la prima cosa che qui tutti vogliono ricostruire sono proprio le recinzioni. “Le vie piene di fango sono piene di crateri. La gente ha iniziato a buttare la spazzatura lì dentro e fiumi di acqua vi passano vicino. Non sanno che non si fa e che è pericoloso per la salute di tutti” ricorda. I distretti più colpiti sono Quissanga, Ibo e Macomia. “L’acqua è entrata fino a un metro fin dentro le case, il fango si è sciolto: è un disastro. Tutto il quartiere è in questa situazione. La maggior parte delle case ha le fondamenta distrutte e quindi le strutture sono tutte da rifare – spiega Mauricio-. Oggi c’è bel tempo ma fino a ieri ha piovuto e le previsioni dicono che potrà piovere per molti giorni. Non sono più piogge tropicali ma se continua così la pioggia renderà ancor più difficile la ricostruzione”.

 

Con il progetto “Particidade”, da tempo la nostra organizzazione ha avviato attività volte a sostenere una pianificazione partecipata dei servizi di Pemba e a rafforzare la resilienza della comunità, con il sostegno tra gli altri del Comune di Reggio Emilia, della Regione ER, del Comune di Milano, e della Cooperazione allo sviluppo italiana. Ora, dopo il passaggio del ciclone Kenneth, l’intervento di ristrutturazione nelle scuole, già previsto, si rende ancora più necessario e urgente. Due le scuole danneggiate: quella di Muxara che necessita di una ricostruzione del tetto e la scuola di Nanhimbe, oggi inagibile. Le attività dell’Oficina de arte, con le lezioni di arte, teatro, musica, danza e poesia, per i bambini di Pemba, riprenderanno però presto: in caso non piova, già da questo week end. Nella nostra Oficina, grazie agli artisti locali che vi insegnano, i bambini hanno sempre  trovato un punto di riferimento e hanno scelto di raccontare i problemi ma anche di decantare la bellezza di Pemba, la loro città, per affrontarli attraverso l’arte. Ora, dopo il ciclone e con l’insorgere di un focolaio di colera, i temi si faranno ancora più impegnativi e la nostra organizzazione avrà il compito di aiutarli a rielaborare quanto è successo e ad affrontarne le conseguenze. Diversi di questi minori, infatti, provengono dalle aree maggiormente colpite dal ciclone. A causare più danni, sembrerebbero essere state le piogge torrenziali, molto più del vento, che pure  ha toccato i 280 km orari.

 

“Fortunatamente, il centro della città di Pemba ha resistito, anche se ci sono buchi per le strade e piove ancora. Il Comune ha iniziato a ricostruire ma c’è ancora una grande tristezza perché è stato uno shock per tutti – continua Mauricio -. Nel giorno in cui il ciclone si è abbattuto sulla città, la gente ha dovuto lasciare la casa perché l’acqua arrivava fino alla loro cintura. Le macchine erano sott’acqua e le strade ormai invase. Ci sono ancora zone inondate ma non come quel giorno, per fortuna”. Mauricio, così come gli altri cooperanti della nostra organizzazione, rimarranno in Mozambico per continuare a pianificare le attività e incoraggiare la comunità a non darsi per vinta. Per credere, per sperare, per Pemba.

 

Bologna, 03 05 2019