In Nicaragua, negli ultimi anni, nonostante la presenza di numerose leggi di riferimento, la lotta alla violenza contro le donne e la loro impossibilità di accedere alle risorse economiche non sono state una priorità per lo Stato.

In molti casi è ampio il divario tra la normativa in vigore e la prassi nazionale, elemento che rende ancora più complesso, soprattutto nelle aree rurali e più remote del paese, l'eliminazione della violenza e della discriminazione. Secondo i più recenti dati ufficiali disponibili (Statistical Yearbook 2014), sono stati registrati 15.458 casi di crimini contro la vita, l'integrità fisica e la sicurezza personale. Circa il 20% di questi crimini si sono verificati nei dipartimenti di Matagalpa e Jinotega. Inoltre, nel 2014 i reati per violenza domestica/sessuale hanno costituito oltre il 90% dei casi. Il 62% delle donne vittime ha un’età compresa tra i 16 e i 35 anni, il 55% degli aggressori sono coniugi o ex coniugi. Molto spesso le violenze avvengono tra le mura domestiche e nella maggior parte dei casi le vittime non denunciano l’accaduto. La violenza ha ripercussioni anche sull’economia: il mercato del lavoro è caratterizzato da forti discriminazioni di genere. Anche quando le donne possiedono le stesse caratteristiche degli uomini (numero di anni di istruzione e educazione, l’età o l’occupazione) percepiscono un reddito inferiore per il solo fatto di essere donne. Le azioni previste puntano innanzitutto a rompere quegli schemi sociali che inducono comportamenti violenti e discriminatori. L’intento è quello di generare un cambiamento culturale e sociale, attraverso tre componenti: la prevenzione, la sensibilizzazione e l’indipendenza economica, come mezzo per il miglioramento della qualità di vita della donna e per il suo sviluppo attivo all’interno della società.